In un interessante libro, ovvero “La lotta di classe esiste e l’hanno vinta i ricchi. Vero!” Laterza, 2014, di Marco Revelli si certificava già nel 2014 che «le diseguaglianze hanno continuato a crescere, la crisi economica globale è gravissima e lo stato ambientale del pianeta continua a peggiorare».
La sostituzione del Rdc con l’Assegno di inclusione ha ridotto le disponibilità economiche per 850mila famiglie. L’incide Gini è passato dal 30,25% del 2023 al 30,40% del 2024. Ma con le attuali politiche del Governo Meloni hanno prodotto un aumento, certificato dall’istituto nazionale di statistica, delle disuguaglianze in Italia: nel nostro Paese l’indice Gini – utilizzato a livello internazionale per misurare la diseguaglianza nella distribuzione del reddito – è aumentato dal 30,25% del 2023 al 30,40% del 2024. Lo certifica l’Istat nel suo “rapporto sulla redistribuzione del reddito in Italia” pubblicato il 17 marzo 2025. Secondo l’Istituto nazionale di statistica, «le modifiche al sistema di tasse e benefici introdotte nel corso del 2024 diminuiscono in lieve misura l’equità della distribuzione dei redditi disponibili delle famiglie». In particolare, la sostituzione del Reddito di cittadinanza con l’Assegno di inclusione ha ovviamente e in modo significativo ridotto le disponibilità economiche per circa 850mila famiglie e questo peggioramento, nel complesso, non è stato compensato, in nessun modo, dagli interventi effettuati dal governo sul sistema fiscale e contributivo. Inoltre, sempre secondo l’Istat, a fine 2023 in Italia si contavano 2,2 milioni di famiglie in povertà assoluta, pari a 5,7 milioni di individui, ossia il 9,7% dell’intera popolazione italiana. Si tratta di persone che non hanno denaro sufficiente per comprare beni di prima necessità, cioè cibo e vestiti. I fatti ci dicono che dal primo gennaio 2024 il Reddito di cittadinanza è stato sostituito da una nuova misura di contrasto alla povertà denominata Assegno di inclusione (Adi): in questo modo sono state escluse dal sussidio le persone “occupabili” secondo i parametri adottati dal Governo, ossia tutti coloro che vivono in un nucleo familiare in cui non ci sono disabili, minorenni o persone sopra i 60 anni e che non sono seguiti da programmi di assistenza socio-sanitaria. Gli esclusi, se non arrivano ai 6mila euro di Isee, hanno diritto al Supporto per la Formazione e il Lavoro (Sfl): un contributo di 350 euro mensili (saliti a 500 euro dal 2025) che si può percepire per un massimo di 12 mesi non rinnovabili a condizione di iscriversi a programmi di politiche attive del lavoro. Il Reddito di cittadinanza raggiungeva tra gli 1 e gli 1,5 milioni di nuclei familiari, mentre oggi l’Assegno di inclusione arriva a poco meno di 760mila nuclei, a cui vanno sommati i circa 100mila individui che hanno diritto al Supporto per la Formazione e il Lavoro. Secondo i dati dell’Istat, nel 2024 l’abolizione del Reddito di cittadinanza, che peraltro era già stato depotenziato nel corso del 2023, con la misura sostitutiva dell’Assegno di inclusione ha comportato un grave peggioramento dei redditi disponibili per circa 850mila famiglie, pari al 3,2% delle famiglie residenti in Italia. La perdita media annua per queste famiglie è stata di 2.664 euro e ha interessato esclusivamente le famiglie che appartengono alla fascia più povera della popolazione. In tre quarti dei casi, circa 620mila famiglie, il nucleo familiare ha totalmente perso il diritto al sussidio, mentre il restante quarto di nuclei, composto da circa230mila famiglie, è risultato svantaggiato dal nuovo metodo di calcolo del sostegno economico.
Calcolando in valori assoluti, con le leggi dell’attuale governo hanno avuto benefici maggiori le fasce della popolazione più benestanti: il quinto più ricco delle famiglie italiane ha potuto ricevere 866 euro in più. In valori percentuali, invece il quinto più ricco ha visto migliorare il proprio reddito dello 0,9%. Inoltre certifica l’Istat che poco meno di 1,2 milioni di famiglie hanno registrato una perdita che è stati pari in media a circa 2mila euro. La stragrande maggioranza di questi nuclei rientra nel quinto più povero della popolazione italiana. La sostituzione del Reddito di cittadinanza con l’Assegno di inclusione ha prodotto, stando sempre ai calcoli dell’Istat, un aumento di oltre 0,2 punti dell’indice di Gini. Questo impatto negativo sulle disuguaglianze solo parzialmente è stato compensato dal lieve effetto positivo connesso alla riforma dell’Irpef e al taglio dei contributi, che complessivamente avrebbero ridotto l’indice di Gini di 0,05 punti. In conclusione, quindi, nel 2024 in Italia l’indice di Gini è aumentato da 30,25% a 30,40%. Con una sola chiara e certa affermazione non confutabile: con il Governo della “patriota e cristiana” Meloni, le disuguaglianze inesorabilmente aumentano.