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Maggio 2025

Politica

IL FUTURO È NELLE NOSTRE MANI LA DIGNITÀ DELLE PERSONE VIENE PRIMA DI TUTTO

di Michele BLANCO 29 Maggio 2025
Scritto da Michele BLANCO

Nel mondo contemporaneo esiste un Paese tra i più ricchi, se guardiamo i dati economici come Il prodotto interno lordo (P.I.L.), dove anche se lavori e produci tantissima ricchezza, resti inesorabilmente povero. Dove ti ritengono utile finché produci, ma diventi invisibile quando chiedi il rispetto dei più elementari diritti, come istruzione, assistenza sanitaria. Questo Paese è l’Italia del 2025, dove oltre sei milioni di persone, pur lavorando, non arrivano a guadagnare mille euro al mese. Dove undici milioni di lavoratori guadagnano meno di 25 mila euro lordi l’anno. È un’Italia che ha smesso di garantire i diritti umani fondamentali più elementari, come ad essere assistiti nel momento del bisogno, che ha reso il lavoro, non più una certezza tutelata, ma una scommessa quotidiana alla merce di qualsiasi cambiamento d’umore del datore di lavoro. E la perdita di certezze economiche e di diritti avviene sempre per la stessa parte, quella dei più deboli. 

L’83,5% dei rapporti di lavoro totali cessati nel 2023 è durato meno di un anno, in molti casi poche settimane. Addirittura uno su due meno di novanta giorni. La precarietà assoluta non riguarda una piccola parte dei contratti di lavoro: è la regola costante. La precarietà lavorativa è costruita con metodo, alimentata da decine di tipologie di contratti, tutti a termine, part-time obbligati, qualifiche basse e continui ricatti salariali. È un’architettura sociale in cui il lavoro non libera, ma incatena a una nuova forma di servitù. 

Incredibilmente questo modello neomedioevale è stato venduto come modernità, purtroppo in comune accordo dai governi di centrosinistra e di centrodestra. 

Ma si tratta solo un capitalismo neoliberista che si nutre di assoluta disuguaglianza, che scarica i rischi su chi lavora e protegge solo chi fa profitti. 

E quando l’inflazione aumenta, come accaduto in questi anni, quando il carrello della spesa pesa come un affitto, ci si sente rispondere che serve “flessibilità”. Flessibilità, cioè disponibilità a rinunciare a tutto: dignità, libertà, tempo, stabilità, diritti e salute. 

I referendum dell’8 e 9 giugno sono un’occasione unica, irripetibile e storica. Non per correggere qualche piccola stortura, ma per mettere in discussione l’intera impostazione di concepire il lavoro come assoluto sfruttamento come avviene in Italia. 

Un’ occasione unica per chi non ha voce nei talk show, mentre impervessano i responsabili, politici, opinionisti e rappresentanti degli industriali, di questa triste situazione. Per tutti quelli che si alzano all’alba e tornano, se non hanno incidenti sul lavoro, a casa quando i figli dormono. Per chi ha visto il futuro ridotto a un contratto di tre mesi. Dobbiamo dare un sì collettivo, assolutamente necessario, per provare a iniziare un cambiamento radicale. L’occasione dell’ 8 e 9 rappresenta solo il primo passo per iniziare a combattere chi ha trasformato il lavoro in povertà e precarietà. Bisogna andare a votare perché smettere di votare è proprio quello che vogliono, perché per le elezioni politiche non c’è il quorum da raggiungere come per i referendum, in meno votano e meglio è per loro cosi possono governare anche con soli i loro voti. 

Bisogna votare perché a furia di non scegliere, qualcun altro sceglie per noi tutti, al nostro posto, contro di noi e i nostri diritti. 

I salari da fame, i licenziamenti facili piacciono a chi detiene il potere politico ed economico, per questo ci chiedono di non andare a votare l’8 e il 9 giugno, perché vogliono lavoratori senza diritti, ricattabili, sottopagati e, sempre più, sfruttati. 

Aiutiamo Il mondo del lavoro, il futuro dei nostri figli, delle generazioni future, ad essere migliore, i referendum servono a questo, a restituire a tutti i lavoratori almeno un po’ della dignità che è stata ingiustamente tolta. 

29 Maggio 2025 0 Commento
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Politica

CALENDA IL FALSO LIBERALE

di Michele BLANCO 28 Maggio 2025
Scritto da Michele BLANCO

I politici liberali, in Italia come altrove, sono, dovrebbero essere, coloro che promuovono l’ideologia politica del liberalismo. Questa ideologia si basa su principi fondamentali quali la libertà individuale, la libertà di parola e di critica, il libero mercato, la separazione dei poteri e il rispetto assoluto della democrazia. In sostanza, lo ribadisco, i liberali politici da sempre sostengono la libertà di parola, di critica, di pensiero, di religione e di associazione, nonché la libertà economica e il rispetto dei diritti umani fondamentali. Calenda il “liberale” e il suo partito Azione, liberale in politica e ultraliberista in economia, hanno chiesto nuovamente ed esplicitamente alla università Luiss di licenziare il professore Alessandro Orsini. Questo Calenda lo fa perché lui è pur sempre un senatore, ma dimenticando sostanzialmente i principi fondamentali del liberalismo e di libertà di parola.

Per questo il senatore Carlo Calenda chiede il licenziamento di una persona che ha scritto, articoli dimostratesi anche a distanza di due anni veri e basati sui fatti reali, e, in particolare, un post, in realtà, non abbastanza offensivo contro di lui e il suo partitino, costruito a tavolino, senza alcun radicamento nella società costruito nei talk show televisivi e lautamente finanziato dalle industrie della morte che costruiscono armi, mine e bombe. Oltretutto Calenda ha il vizio di insultare Alessandro Orsini o chiunque si permette di criticarlo, nei suoi video YouTube, in televisione, dove è costantemente presente anche se il suo partitino non ha che pochissimi voti, e sui social network con il tipico linguaggio volgare e violento che lo caratterizza. Ricordiamo che Calenda ha proposto di sconfiggere la Russia usando gli ucraini come carne da macello con i risultati disastrosi, con distruzioni e centinaia di migliaia di morti, che abbiamo davanti agli occhi. Calenda che non riconoscere il suo fallimento, insulta i suoi critici di continuo. Quindi mi sembra evidente che Calenda sia un individuo che si dichiara liberale ma che, nella sua vita quotidiana, non si comporta in modo coerente con i principi liberali: ad esempio, un individuo che si dichiara liberale ma che non rispetta la libertà di opinione degli altri o che giudica negativamente chi non condivide le sue posizioni.

Inoltre il Calenda non prende mai posizione contro una società che ha un alto livello di disuguaglianze economiche o un sistema politico che è soggetto a corruzione. Egli potrebbe essere definito come “liberale a parole”, ma mai nei fatti.

Infatti secondo la visione filosofica di uno dei fondatori del liberalismo Jonh Locke, già nel diciassettesimo secolo, è lo stesso stato che nasce da una libera associazione di individui allo scopo

di tutelare il diritto naturale alla vita, alla libertà di culto e alla proprietà. Ma lo scopo finale è quello di creare una società equa fondata sul rispetto dei diritti di tutte le persone, dissidenti inclusi, e dei doveri. Nel libro più importante del liberalismo politico ed economico il maggior pensatore liberale Adam Smith scrisse: «Nessuna società può essere fiorente e felice se la maggior parte dei suoi membri è povera e miserabile», in A. Smith, La ricchezza delle nazioni, Milano, Mondadori, 2009, libro I, cap. 8, p. 169. Perché mai, al giorno d’oggi, Calenda e noi tutti dovremmo fare finta di non saperlo?

28 Maggio 2025 0 Commento
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Editoriali

LOTTIAMO PER IL QUORUM

di Vincenzo NOTARANGELO 24 Maggio 2025
Scritto da Vincenzo NOTARANGELO

In questo numero, la nostra rivista offre ai suoi lettori un inserto straordinario: “Speciale REFERENDUM 2025”. Un approfondimento necessario, in questi giorni più che mai. 

In un tempo in cui i diritti vengono messi in discussione e le disuguaglianze si fanno sempre più profonde, il voto dell’8 e 9 giugno rappresenta una grande e concreta occasione per la difesa dei lavoratori e degli ultimi. Lavoro e cittadinanza, due temi cruciali per rendere effettiva l’uguaglianza fra le persone e mutare la società. 

Davvero questa volta, come recita lo slogan della campagna elettorale, «il voto è la nostra rivolta»  per il cambiamento. Attraverso l’inserto vogliamo ricordare che non possiamo permettere che l’indifferenza, l’apatia o la sfiducia decidano per noi; andare alle     urne è un atto di responsabilità, di  verità  e  coraggio. 

Buona  lettura e buon voto  a  tutti!

24 Maggio 2025 0 Commento
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Cultura

L’ABUSO DI TV E DI SMARTPHONE: RISCHI PER LE FAMIGLIE E LA SOCIETÀ

di Federico REPETTO 22 Maggio 2025
Scritto da Federico REPETTO

“Sempre più spesso, subito dopo il parto, avviene qualcosa di inedito fino a qualche tempo fa. Le madri, mi ha raccontato un’ostetrica parigina, anziché prendere il bambino e portarlo a sé, cercano il cellulare e, mentre con una mano reggono il neonato, con l’altra si scattano subito un selfie. Da una dozzina d’anni questa abitudine è sempre più diffusa, e alcune ostetriche italiane me lo hanno prontamente confermato“. Così comincia l’Attenzione contesa. Come il tempo-schermo modifica l’infanzia di Simone Lanza (Armando Armando, 2025). Questa osservazione non sarebbe significativa se poi l’autore non mettesse in luce come lo schermo, sia esso tv, tablet, smartphone o videogioco, non solo attira l’attenzione con le sue immagini, ma fa da schermo agli sguardi tra le persone. Non solo il bambino già alla nascita è visto attraverso lo schermo, che permetterà di esibirne orgogliosamente l’immagine, ma l’attenzione dei genitori verso il bambino è spesso contesa da vari schermi, simultaneamente in funzione, così come quella del bambino verso i genitori. L’esperienza virtuale sugli schermi è senza dubbio stimolante, multiforme e ampia, ma prende sempre più ore, mentre nei primi anni di vita abbiamo bisogno dell’incontro diretto con le persone e con le cose e del gioco con i compagni all’aria aperta e non della sedentarietà e di rapporti mediati dallo smartphone, in cui manca la gestualità e il contatto fisico. L’attenzione che fa crescere cognitivamente e affettivamente il bambino piccolo è l’attenzione congiunta: lo scambio intenzionale di sguardi con l’adulto che porta il bambino a guardare un determinato oggetto o fenomeno.

Lanza passa in rassegna gli studi pediatrici, psicopedagogici e sociologici che mettono in luce tutti i diversi rischi (riguardanti lo sviluppo fisiologico e sensoriale, il peso, il sonno, il comportamento, l’isolamento, la sensibilità affettiva o sessuale, la depressione, l’ansia, la dipendenza, ecc.), correlati con l’abuso di tempo-schermo in generale e in relazione a specifici mezzi tecnici e a specifici contenuti (cartoni, social, videogiochi, pornografia, ecc.). Molti di questi studi danno dati allarmanti sul livello raggiunto da tutti questi diversi rischi: in particolare è unanime l’apprensione per lo sviluppo dei bambini piccoli da parte dei pediatri americani, francesi e italiani. Alcuni studiosi, riferendosi soprattutto ad età successive, tuttavia mettono in luce come la correlazione statisticatra l’uso degli schermi e le patologie non basti a mostrare che esso sia propriamente la causa delle patologie stesse. Tuttavia i ricercatori che insistono sui rischi non sono allarmisti, ma semplicemente, di fronte ad alte probabilità, insistono sul principio di precauzione. Lanza ritiene poi che ad ogni modo gli schermi concorrano ad amplificare e a rafforzare le patologie: per qualunque motivo una pre-adolescente tenda alla depressione, la frequentazione di social in cui c’è una forte competizione per l’immagine (e in cui le “concorrenti” on line trucchino le loro immagini, rendendole per lei inimitabili) non potrà che aumentargliela.

Non bisogna dimenticare che il problema, piuttosto che i mezzi tecnici in sé, sono i contenuti e i modelli di rapporti sociali on line  proposti dagli algoritmi delle multinazionali digitali, il cui scopo è catturare l’attenzione e prolungare la fruizione, per lo più a beneficio degli inserzionisti pubblicitari. Inoltre questa capacità di catturare l’attenzione dei bambini-ragazzi è posta al servizio di genitori stressati dal lavoro e dalla velocità della vita quotidiana contemporanea, che sono naturalmente tentati di rilassarsi su loro propri schermi lasciando i figli a quelli che preferiscono. La raccomandazione di Lanza (e di https://pattidigitali.it/) è quella di istituire una giornata familiare “libera da schermi”. Cosa certo difficile, ma utile a tutti. 

Per catturare l’attenzione, molti cartoni animati aumentano a tal punto la velocità delle loro scene esilaranti, che poi ai bambini non è possibile riferirle in nessun modo: non sono più storie narrabili, ma azioni frenetiche. Per questo è importante il più possibile evitare questo tipo di cartoni e sapere che tipo di contenuti vedono i figli, e quando e possibile vederli con loro e commentarli (ancora più difficile). 

Quanto agli adolescenti, Lanza fa riferimento in particolare al fondamentale La generazione ansiosa di Jonathan Haidt (Rizzoli, 2024). Questo libro illustra come il passaggio dal telefono tradizionale a conchiglia allo smartphone abbia accresciuto i fenomeni di ansia e depressione della generazione di preadolescenti americani che all’inizio degli anni dieci ha avuto accesso a questo mezzo, ed insieme ad esso ai social e ai videogiochi interattivi on line. L’aumento rilevante dell’ansia e della depressione dichiarata dagli adolescenti e dei casi di suicidio, di autolesionismo e di ricorso ai servizi psicologici è ben documentato non solo negli Usa, ma in tutto il mondo anglofono e in vari paesi europei. Haidt però non attribuisce agli smartphone, ai social e ai videogiochi presi da soli questo aumento, ma ritiene che essi abbiano spinto all’isolamento digitale una generazione iperprotetta dai genitori, che non aveva fatto l’esperienza basilare del gioco tra coetanei senza la supervisione degli adulti e che era stata privata di autonomia e riempita di paure riguardo al mondo reale. E i genitori iperprotettivi sono senza dubbio anche un fenomeno italiano.

A questo proposito faccio notare che l’ansia dei genitori è stata accentuata spropositatamente dai moderni media sensazionalistici, che fanno uso dell’enfatizzazione dei delitti, delle aggressioni e delle violenze per attirare l’attenzione. Se ultimamente i casi di violenza domestica sono aumentati (o meglio, ne sono aumentate -finalmente- le denunce) negli ultime decenni le statistiche mostrano che in generale delitti e violenze in Italia sono gradualmente diminuite. Questa attenzione ai fatti di cronaca è naturalmente utile anche ai partiti securitari per deviare l’attenzione da altri fenomeni economici e sociali più importanti.

Lanza del resto è ben consapevole che media e social sono condizionati dalla logica del turbo-capitalismo, che spinge, insieme all’accelerazione della produzione e all’aumento dei consumi, all’accelerazione dei ritmi della vita quotidiana, rendendo sempre minore il tempo di riflessione individuale e di scambio di idee tra gli individui. Un altro autore da lui richiamato è il pedagista Neil Postman (Divertirsi da morire. Il discorso pubblico nell’era dello spettacolo, Marsilio 2002, ediz. originale 1985). Egli negli anni ottanta ha ipotizzato che i media privati centrati sull’intrattenimento, e in particolare la tv, avessero il duplice effetto di far scomparire l’infanzia – precocemente informata sulla realtà della vita adulta – e di infantilizzare gli adulti stessi, abituati ad un intrattenimento senza fine e privati dell’abitudine all’informazione critica, tipica della stampa e dell’apprendimento scolastico. È da allora infatti che è cominciato quel lento declino della lettura, che ha avuto una forte accelerazione negli ultimi vent’anni, grazie ai media digitali e alla prevalenza anche lì di un’informazione spettacolare (infotainment) o mitico-complottistica. Postman vedeva profeticamente in questo declino un rischio per l’opinione pubblica critica e per la democrazia americana.

Oggi si può affermare che la convergenza tra il degrado della scuola pubblica e la prevalenza dell’intrattenimento nei media privati pagati dalla pubblicità ha portato ad un abbassamento della qualità degli strumenti critici e dell’informazione in mano ai cittadini ha portato ad una situazione generalizzata di riduzione degli spazi democratici e di indebolimento delle capacità di organizzazione e di resistenza dei lavoratori. E ciò nell’interesse dell’élite economica dominante e di quella parte dell’élite politica che ha saputo aggiornare la sua propaganda al linguaggio populista e alla cultura delle fake news.

Anche per Lanza siamo di fronte ad un grave problema sociale e politico. E la prevenzione contro l’abuso degli schermi necessita di un’organizzazione comunitaria, in cui famiglie, scuola e istituzioni collaborino su base territoriale. Le iniziative restrittive e regolative di singoli genitori possono purtroppo infrangersi contro il lassismo dell’ambiente. Le statistiche dicono, certo, che i genitori individualmente preoccupati sono la maggioranza. Ma non hanno molte probabilità di successo senza accordi con altri genitori, senza una conferma istituzionale e senza organizzazione. Per la limitazione dell’uso i genitori più coscienti e attivi possono però far valere il parere unanime dei pediatri e le opinioni ormai diffuse tra i medici di base, oltre ai dati  di ricerca riportati nel libro di Lanza. Possono anche proporre a istituzioni e autorità territoriale di aderire ai “patti digitali”, che sono ormai stati stipulati in diverse città italiane.

Il numero di dispositivi digitali e schermi all’interno delle case è aumentato notevolmente: si è passati a circa una decina di schermi (TV, smartphone, tablet, console di gioco, etc.) per nucleo famigliare. Orientarsi e regolare i tempi di vita sta diventando più difficile e le famiglie ricevono indicazioni contraddittorie. 

Le scuole vietano gli smartphone ma inondano gli istituti scolastici di schermi. Le tecnologie digitali sono sempre più necessarie agli adulti, ma il discorso in età evolutiva deve seguire il principio di gradualità e conformità all’età, senza bruciare le tappe. L’uso precoce e prolungato degli schermi aumenta rischi in tutte le sfere dello sviluppo psicofisico di bambini/e e ragazzi/e: problemi oculari, di postura, di coordinamento motorio, di motricità fine, di obesità, essendo la visione degli schermi una attività sedentaria disinteressata alla manipolazione e al movimento; problemi cognitivi legati allo sviluppo di attenzione, linguaggio e memoria e di conseguenza a problemi scolastici, essendo attività a bassissima interazione umana; problemi di socializzazione e di comprensione dell’affettività propria e altrui, essendo queste attività svolte per lo più in modo isolato. Bambini/e devono giocare con gli altri e all’aria aperta, manipolare oggetti, dormire in modo adeguato.

Riportiamo qui i consigli di Lanza e del pedagogista Daniele Novara (Sette regole psico-pedagogiche per gestire il digitale in famiglia) per la limitazione del tempo-schermo:

1. Evitare gli schermi nei primi tre anni di vita: nessuno schermo fino a tre anni e al massimo mezz’ora al giorno fino alla scuola primaria. […] Devono muoversi, stare all’aria aperta, manipolare, usare tutti i sensi, devono crescere vedendo i vostri occhi e quelli di altri esseri umani.

2. Evitare l’uso dello smartphone personale con socialnetwork per ragazzi/e prima dei 14 anni; si tratta di seguire le norme vigenti senza creare falsi account che modificano l’età insegnando a mentire e aggirare le leggi. […]

3. Evitare l’uso degli schermi prima di andare e letto, a maggior ragione durante il periodo del sonno. Evitare l’uso di schermi fissi e portatili all’interno delle camere preposte al sonno. Un sonno adeguato e non interrotto  […] permette una crescita cerebrale e psicomotoria adeguata.

4. Evitare in famiglia l’uso di dispositivi digitali durante i pranzi […]

5. Fino alla fine della scuola primaria evitare di oltrepassare un’ora giornaliera, meglio senza un’abitudine quotidiana agli schermi; si consiglia di trascorrere il tempo libero con amici e all’aperto; evitare tassativamente smartphone personale e videogiochi.

6. Evitare l’uso eccessivo di schermi in preadolescenza e adolescenza senza superare mai le due ore giornaliere. […] L’uso quotidiano e prolungato di un solo dispositivo o app (in particolare videogiochi e social network) può creare fenomeni di dipendenza.

7. Darsi regole in famiglia per evitare l’uso libero e non regolato a tutte le età: le regole, i parental control e gli strumenti di monitoraggio, servono a prevenire sovraconsumi e dipendenze. Particolare attenzione va posta all’accesso ai siti porno, ai sociale network, allo shopping online, ai giochi di azzardo (op. cit. pp. 215-217, corsivi miei)

Si veda in generale:

Patti Digitali

Più specificamente:

https://www.unimib.it/news/patti-digitali-milano-bicocca-offre-supporto-alle-famiglie-gestire-lingresso-nel-mondo-online-dei
Famiglie Torino
22 Maggio 2025 0 Commento
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Politica

UN PREMIO ASSEGNATO SENZA NESSUN MOTIVO

di Michele BLANCO 22 Maggio 2025
Scritto da Michele BLANCO

Incredibile Il Politecnico di Torino ha deciso di premiare Mario Draghi con il “PoliTO Foresight and Innovation International Award”. Sul sito si legge che il riconoscimento è rivolto a personalità che abbiano contribuito, con idee e visione strategica, a promuovere la crescita e l’innovazione.

Ma Draghi non ha mai fatto nulla di tutto questo, anzi il contrario assoluto. Draghi è stato il liquidatore della fiorente industria pubblica italiana, Ha infatti svenduto l’industria pubblica quand’era direttore generale del Tesoro. Inoltre sempre come direttore del Tesoro fino al 2004, è stato responsabile dei 40 miliardi di perdite dovute ai contratti derivati sui Btp sottoscritti dal Tesoro. Nessuno altro paese Ue ha perso miliardi così per questi derivati. Solo l’Italia. E Draghi era il direttore del Tesoro che li ha proposti e gestiti. Le sue ricette economiche hanno prodotto solo non crescita economica con la stagnazione, depressione, lavori precari. Ma ancor di più la grave compressione salariale (oggi in Italia abbiamo gli stipendi più bassi di qualsiasi nazione avanzata) e una vera e propria macelleria sociale. Egli ha contribuito, in modo determinante a tagliare le spese sociali e per l’istruzione.

Draghi un individuo che, senza vergogna, ci ha chiesto di scegliere tra i climatizzatori e la pace; che ha garantito che le sanzioni economiche avrebbero colpito solo la Russia (invece hanno gravemente danneggiato quasi esclusivamente l’Unione Europea, Italia compresa). Oggi vuole ancora tagliare ospedali e assistenza per aumentare le spese militari.

In realtà non esiste alcuna ragione, nessuna, per cui la storia dovrebbe ricordare positivamente quest’uomo. Se mai sarà ricordato solo per aver contribuito a mantenere in vita un sistema politico antidemocratico, ostile al benessere dei popoli e, addirittura, come affamatore della gente, come accaduto letteralmente in Grecia.

Probabilmente verrà giustamente dimenticato. Come tutte le figure inutili, minori, incapace di prevedere assolutamente nulla e, in realtà una personalità assolutamente mediocre e nefasta per la vita di decine di milioni di persone, in Italia e in Europa.

22 Maggio 2025 0 Commento
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Politica

PERCHÉ BISOGNA ANDARE A VOTARE

di Michele BLANCO 22 Maggio 2025
Scritto da Michele BLANCO

Purtroppo molti, anche con motivi non del tutto infondati non vanno a votare, alle ultime elezioni abbiamo registrato che più del 50% degli avente diritto, si è astenuto. Certo che siccome “non vado a votare perché sono tutti uguali” ci troviamo con l’occupazione degli under 24, in discesa dello – 0,7%. Attualmente in Italia ci troviamo con la produttività a – 1,4% e con il potere d’acquisto a – 4,4%.

Abbiamo italiani a rischio povertà in aumento al 23,1%.

Tantissimi italiani che non si curano, le statistiche ci dicono il 9,9 %.

I giovani laureati sono costretti ad espatriare, il +21,2%, per avere condizioni di lavoro adeguate, in riconoscimento e retribuzione, persone qualificate e capaci che in Italia farebbero fatica, senza raccomandazioni, a lavorare in un call center.

In Italia siamo subissati dalla disinformazione, con la libertà d’informazione scesa a livelli critici da paesi del terzo mondo, nessuno ci informa, perché il governo non vuole, che gli sbarchi sono aumentati del 130%.

Fino a pochi anni fa una sottosegretaria allo sport si è dimessa per uno scontrino che mancava alla rendicontazione, oggi una ministra in carica si è intascata, anche la cassa integrazione dei suoi dipendenti e non ci pensa per nulla a dimettersi.

Il governo vuole eliminare i controlli ordinari antimafia per il ponte sullo stretto di Messina. Oltre a non togliere le accise, come da promessa “solenne” in campagna elettorale, le hanno addirittura aumentate.

La Corte dei Conti ha bocciato il Governo Meloni sul PNRR per i ritardi, tagli e priorità sbagliate.

Il ministro ai trasporti ha dirottato il 70% dei fondi alla manutenzione stradale, tutti sappiamo le pessime condizioni delle strade provinciali, ma nessuno si ribella.

Certamente farci smettere di votare è proprio quello che vogliono, perché per le elezioni politiche non c’è il quorum, in meno votano e meglio è per loro, come per i referendum o per le elezioni di un condominio, possono governare anche con soli due voti.

Probabilmente, a furia di non scegliere, qualcun altro sceglie per noi.

Tutte le percentuali citate sono Dati ISTAT pubblicati il 22 maggio 2025.

22 Maggio 2025 0 Commento
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Sociale

IL DIRITTO ALLO STUDIO È UN DIRITTO DI FONDAMENTALE IMPORTANZA

di Michele BLANCO 19 Maggio 2025
Scritto da Michele BLANCO

Fino quando a scuola ci andavano solo i figli dei ricchi e delle élite dominanti, tutti sapevano che andare a scuola era fondamentale e importantissimo per formare persone più capaci e forti, con più possibilità e capacità nella vita. Ma da quando hanno incominciato ad andarci anche i figli degli operai e delle classi subalterne, si è cominciato a dire: ma in fondo in fondo siamo proprio sicuri che studiare serva?

E così adesso siamo arrivati al punto che questa grande e fondamentale conquista di civiltà, l’istruzione gratuita per tutti, viene messa in discussione. Invece è giustissimo che tutti devono avere il diritto fondamentale a una istruzione garantita come afferma l’articolo 34 della Costituzione italiana che: “la scuola è aperta a tutti” e che “l’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita”, inoltre, garantisce che i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, abbiano diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. Ma per molti oggi tutto questo sacrosanto diritto non va più bene. Si è voluto e cominciato a dire e a pensare che per mandare la gente a scuola però deve essere spendibile sul mercato del lavoro prima possibile, e si è arrivati, di conseguenza, adesso all’assurdità di dire ai ai ragazzi come ai loro nonni analfabeti: anche se avete 15 o 16 anni, dovete lavorare, produrre perché questo vi tocca fare. In fondo ci vogliono imporre che per i figli dei poveri: “Che è questo lusso di studiare e basta?”. No noi dobbiamo ribellarci a queste assurdità e cominciare a ribadire l’importanza fondamentale del diritto allo studio a cominciare dal dire NO all’alternanza scuola lavoro.

19 Maggio 2025 0 Commento
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Politica

DRAGHI NON SI SMENTISCE MAI

di Michele BLANCO 19 Maggio 2025
Scritto da Michele BLANCO

Ancora, mi dispiace, ma bisogna ricordarlo che aveva ragione da vendere l’ex presidente della Repubblica Cossiga quando gli diede del “vile affarista”.

L’ex Presidente della Repubblica, durante una trasmissione condotta da Luca Giurato su Rai1, disse le seguenti parole nei confronti del sempre sulla breccia, Mario Draghi: “È un vile, un vile affarista non si può nominare presidente del Consiglio dei Ministri chi è stato socio della Goldman & Sachs, grande banca d’affari americana. E male, molto male, io feci ad appoggiarne, quasi a imporne la candidatura a Silvio Berlusconi, male molto male”.

Cossiga poi rincarò la dose: “È il liquidatore dopo la famosa crociera sul «Britannia» dell’industria pubblica, la svendita dell’industria pubblica italiana quand’era direttore generale del tesoro e immaginati che cosa farebbe da presidente del Consiglio dei Ministri svenderebbe quel che rimane: Finmeccanica, l’Enel, l’Eni e certamente i suoi ex comparuzzi di Goldman & Sachs”.

Certamente Draghi personaggio sopravvalutato, pompato dalla stampa di regime, molto scarso come politico ed ancor più incapace come economista, sempre in totale malafede e al servizio dei grandi capitalisti e della finanza mondiale neoliberista.

In questi giorni sentite le parole che è riuscito a dire, contraddicendo tutto se stesso, e soprattutto, senza provare alcuna vergogna, questo individuo ha affermato che: “I prezzi elevati dell’energia e le carenze della rete sono, in primo luogo, una minaccia per la sopravvivenza della nostra industria, un ostacolo importante alla nostra competitività e un onere insostenibile per le nostre famiglie”.

Dimenticando che egli è tra i maggiori responsabili delle sanzioni alla Russia che hanno causato l’esplosione dei prezzi dell’energia e , di conseguenza, la grande inflazione di questi ultimi anni. Bisogna che tutti noi ricordiamo quando con la sua faccia ineffabile ci annunciava che con le sanzioni l’Unione Europea e i suoi alleati Usa e Regno Unito (forse era meglio dire padroni invece di alleati), avrebbero fatto fallire la Russia da li a poco.

Bisogna che tutti ricordiamo quando all’ONU, davanti al mondo intero, diceva che le sanzioni erano state devastanti per l’economia Russa? Ma erano bugie e falsità. La crescita economica della Russia nel 2024 è stata del 4,3% ha superato tutte le più rosee aspettative e ha portato il PIL russo a un aumento del 4,1%. Mentre la Germania che prima delle sanzioni era considerata la locomotiva d’Europa ora si trova in queste condizioni: l’economia tedesca ha iniziato il 2023 con un calo del PIL di -0,1% (dopo il -0,4% a fine 2022) e nel 2° trimestre è rimasta stagnante: sta dunque subendo una recessione e il PIL supera il livello pre-pandemia solo di 0,2%.

Adesso smentendo se stesso si sveglia dalle sue false dichiarazioni del passato e viene a dirci che i prezzi dell’energia sono una minaccia alla sopravvivenza dell’industria e insostenibili per le famiglie. Ma non si ricorda che l’aumento dei prezzi dell’energia è direttamente colpa sua. E la stampa italiana non se lo ricorda?

Ci troviamo in una grave fase di deindustrializzazione e impoverimento sociale, a causa delle scelte sbagliate, oserei dire scellerate, e guerrafondaie di Draghi. Oggi ancora Draghi rappresenta un pericolo per noi tutti. Infatti l’ex primo ministro italiano è preoccupato: Il riarmo «Se non viene gestito correttamente, quello che succederà è che la Germania si riarmerà ma gli altri no», ha detto Draghi.

Attenzione quindi l’ineffabile Draghi ci dice che la Germania si è mossa per sbloccare centinaia di miliardi di euro di spese per la difesa, finanziate tramite debito, quindi anche noi dobbiamo fare debiti per favorire i ricchissimi proprietari delle industrie delle armi.

Secondo questo individuo dobbiamo tagliare ulteriormente la spesa sociale per buttare miliardi in inutili spese militari. Mala tempora currunt, sed peiora parantur.

19 Maggio 2025 0 Commento
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Politica

ULTIMO RAPPORTO ISTAT: AUMENTANO LE DISUGUAGLIANZE

di Michele BLANCO 18 Maggio 2025
Scritto da Michele BLANCO

Il Governo Meloni non ha mantenuto nessuna, a parte l’abolizione del reddito di cittadinanza, delle promesse fatte in campagna elettorale: dal «blocco navale» contro i migranti all’abolizione della Legge Fornero, fino alla cancellazione delle accise sui carburanti, che sul diesel sono addirittura aumentate. Solo un impegno solenne è stato mantenuto: il centrodestra aveva garantito una stretta ai sussidi contro la povertà, e stretta effettivamente è stata, con il grande aumento delle persone in povertà assoluta e relativa. Meloni e il suo governo sono passati, letteralmente, dalle parole ai fatti e hanno dichiarato guerra totale ai poveri. Stanno effettivamente rovinando la vita a milioni di persone indifese e non tutelate da nessuno.

Tutto questo è certificato dall’Istat, che da circa un anno è presieduto dall’economista Francesco Maria Chelli, nominato su indicazione del ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo e quindi certamente in nessun modo tacciabile di avversione nei confronti dell’esecutivo.

Secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto nazionale di statistica italiano sulla redistribuzione del reddito in Italia, le politiche del Governo hanno allargato grandemente le disparità economiche nel nostro Paese: l’indice Gini, utilizzato a livello internazionale per misurare la disuguaglianza nella distribuzione del reddito, è aumentato dal 30,25% del 2023 al 30,40% del 2024, che significa, al di la dei freddi numeri, un grande aumento de disuguaglianza con tutti gli effetti negativi che ne conseguono.

Infatti anche se «Le modifiche al sistema di tasse e benefici introdotte nel corso del 2024 diminuiscono in lieve misura l’equità della distribuzione dei redditi disponibili delle famiglie», si legge nel rapporto. E a incidere profondamente in negativo è stata, in particolare, la revisione delle politiche di contrasto alla povertà.

Questo perché dal primo gennaio 2024, il Governo ha abolito del tutto il Reddito di cittadinanza. Prima se il Reddito di cittadinanza raggiungeva in media tra gli 1 e gli 1,5 milioni di nuclei familiari, l’Assegno di inclusione, introdotto dal governo Meloni, arriva a poco meno di 760mila nuclei, a cui vanno sommati i circa 100mila individui che hanno diritto al Supporto per la Formazione e il Lavoro.

Quindi secondo i calcoli dell’Istat la sostituzione del Rdc con l’accoppiata Adi-Sfl ha comportato un peggioramento dei redditi disponibili per circa 850mila famiglie, pari al 3,2% delle famiglie residenti in Italia. La perdita media per questi nuclei è stata di 2.664 euro nel 2024 e ha interessato esclusivamente la fascia più povera della popolazione.

«Le modifiche al sistema di tasse e benefici introdotte nel corso del 2024 diminuiscono in lieve misura l’equità della distribuzione dei redditi disponibili delle famiglie», si legge nel rapporto. E a incidere in negativo è stata, in particolare, la revisione delle politiche di contrasto alla povertà.

L’esecutivo ha previsto che chi rimane tagliato fuori dall’Adi, se non arriva a 6mila euro di Isee, può richiedere il Supporto per la Formazione e il Lavoro (Sfl): un contributo di 350 euro mensili – salito a 500 euro dal 2025 – che tuttavia si può percepire per un massimo di dodici mesi non rinnovabili e a condizione di iscriversi a programmi di politiche attive del lavoro.

Ebbene, se il Reddito di cittadinanza raggiungeva in media tra gli 1 e gli 1,5 milioni di nuclei familiari, l’Assegno di inclusione arriva a poco meno di 760mila nuclei, a cui vanno sommati i circa 100mila individui che hanno diritto al Supporto per la Formazione e il Lavoro.

Più precisamente, secondo i calcoli dell’Istat la sostituzione del Rdc con l’accoppiata Adi-Sfl ha comportato un peggioramento dei redditi disponibili per circa 850mila famiglie, pari al 3,2% delle famiglie residenti in Italia. La perdita media per questi nuclei è stata di 2.664 euro nel 2024 e ha interessato quasi esclusivamente la fascia più povera della popolazione.

In tre quarti dei casi (620mila famiglie) il nucleo familiare ha totalmente perso il diritto al sussidio, mentre il restante quarto di nuclei (230mila) è risultato svantaggiato dal nuovo metodo di calcolo del sostegno economico.

Il rapporto Istat sulle disuguaglianze analizza in particolare gli effetti della Legge di Bilancio 2024, dimostrando che in valori assoluti, ci hanno guadagnato maggiormente le fasce della popolazione più benestanti: il quinto più ricco delle famiglie si è messo in tasca 866 euro in più. In valori percentuali, invece, il quinto più ricco ha visto migliorare il proprio reddito dello 0,9%.

Quindi l’effetto combinato della riforma dell’Irpef e del taglio contributivo ha peggiorato i redditi disponibili per circa 300mila famiglie (l’1,2% dei nuclei residenti in Italia). Per queste, la perdita annua è stata in media di 426 euro, riconducibile in larga parte al venir meno del diritto al trattamento integrativo dei redditi da lavoro dipendente (il cosiddetto “Bonus Irpef”).

Per 1,2 milioni di nuclei famigliari, si è registrato una perdita, che è stata pari in media a circa 2mila euro. La totalità di questi nuclei rientra nel quinto più povero della popolazione italiana, che ci ha rimesso oltre il 23% del proprio reddito.

Adottando i parametri di Eurostat, istituto europeo di ricerca, l’Italia è il terzo Paese nell’Unione europea con il maggior livello di disuguaglianza, dietro solo a Bulgaria e Lettonia.

18 Maggio 2025 0 Commento
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Politica

PEPE MUJICA UNA GRANDISSIMA PERSONA E UN VERO RIVOLUZIONARIO CHE HA CAMBIATO LA POLITICA

di Michele BLANCO 16 Maggio 2025
Scritto da Michele BLANCO

Il Presidente Pepe Mujica è riuscito come pochi a cambiare il modo di fare politica è diventato, con grande merito, un personaggio politico globale pur essendo stato presidente di un piccolo paese, l’Uruguay. La sua è una storia di politica e passione, che dovrebbe essere conosciuta, una storia tra mito, realtà e costante lotta alla povertà, tra istituzioni e movimenti sociali. È stato un guerrigliero, ha cercato di fare la rivoluzione. È stato torturato, isolato, incarcerato e rinchiuso in un vero e proprio buco per 12 anni, poi uscito nel 1985 ha ripreso la lotta democratica. Fino nel 2010 è diventato presidente dell’Uruguay. Mujica ha riassunto la sua vita politica cosi, “ho visto alcune Primavere che hanno finito per essere inverni terribili. Noi esseri umani siamo dei gregari. Non possiamo vivere da soli. Perchè la nostra vita sia possibile, dipendiamo dalla società. Una cosa è rovesciare un governo o bloccare le strade. Ma creare e costruire una società migliore è una questione completamente diversa, c’è bisogno di organizzazione, disciplina e lavoro a lungo termine. Non confondiamo le due cose. Voglio metterlo in chiaro: mi sento vicino a questa energia giovanile, ma penso che non possa andare da nessuna parte se non diventa più matura”.

Durante il suo mandato presidenziale, tra le tante altre meritevoli cose ha combattuto strenuamente contro la povertà e le disuguaglianze, ha rinunciato al 90 per cento del suo stipendio, cercato di dare a tutti maggiori servizi sociali e assistenza sanitaria gratuita, ha legalizzato l’aborto e i matrimoni omosessuali, ma ha anche dato spazio al green washing del capitalismo verde.

Egli ha sempre sostenuto che nessuna persona è perfetta, Pepe non ha mai fatto finta di esserlo ma ha rifiutato la ricchezza e le comodità. Sicuramente è stato uomo di potere, ma sempre umile è rimasto a vivere nella sua fattoria alle porte di Montevideo e non ha mai girato con i macchinoni, non ha mai comprato vestiti di lusso. Era contro il consumismo e non solo ha detto frasi del tipo “Se avessi tante cose, dovrei occuparmene. La vera libertà è avere poche cose, il minimo”, ma ha anche cercato di viverle davvero, in prima persona queste parole, le ha rese reali, fattuali. Riteneva che “povero non è colui che possiede poco. Il vero povero è colui che necessita sempre tanto e desidera sempre di più”.

Pepe è sempre stato contro la guerra e le spese militari, iconica la sua affermazione: “Usciremo dalla preistoria dell’umanità soltanto quando non ci saranno più armi ed eserciti”.

La sua casa era aperta, ha ricevuto il re di Spagna, e giornaliste e giornalisti indipendenti. Ha fatto da mangiare a persone comuni e militanti di tutto il mondo, certo piccoli gesti, certo, ma di cui si trova poca traccia nella storia. Come ogni uomo di potere è stato anche fatto oggetto di critiche, ha vissuto le contraddizioni, ha strappato, litigato, e chissà anche che altro e su questo disse “Il potere non cambia le persone, rivela solo chi sono veramente”. Nello stesso tempo ha vissuto la politica in maniera assolutamente diversa, ha saputo stare sempre dalla parte della povera gente, degli esclusi, dalla parte del popolo di Cuba, così come ha criticato altri leader di sinistra sudamericani quando riteneva, giustamente, che sbagliavano lo ha fatto con Ortega, Maduro, Morales e Cristina Kirchner per tante cose, in primis ha detto loro che non hanno avuto il coraggio di costruire una successione, democratica. Egli espresse con forza che: “Una delle principali fonti di conoscenza è il senso comune. Il problema è quando metti l’ideologia al di sopra della realtà. La realtà ti arriva come un pugno e ti fa rotolare per terra…”

Per questo il suo Uruguay non è diventato socialista, e forse lui stesso non ha mai voluto lo diventasse, ha di certo cambiato la politica in modo profondo, come nel suo discorso d’addio al Senato, quando decise di lasciare la politica attiva. Ma di certo la vittoria di Orsi al ballottaggio 2024 alle presidenziali è stata, da tutti attribuita a lui. Ha fatto tutto ciò che poteva per riportare il Fronte Amplio (la sinistra) al potere. La sua ultima vittoria, il suo regalo al suo popolo. Pepe Mujica è morto ma restano i suoi discorsi e tra tutto la capacità, unica nel continente, purtroppo, fatto di caudillos, di aver saputo costruire una successione di sinistra e democratica, aver formato un ceto politico giovane, preparato, capace di portare politiche democratiche, partecipative e egualitarie. E solo per questo è un grandissimo esempio di onestà e dedizione verso il popolo. Egli disse che “Trionfare nelle vita non è vincere, ma rialzarsi e ricominciare ogni volta che si cade”, una frase bellissima, potente, iconica detta da chi ha deciso che la sua vita sarebbe stata lotta politica a favore dei poveri, ed è stato pronto ad affrontare le sue scelte, come un uomo vero, che mise in pratica le sue parole: “La ricompensa per la politica è l’amore della gente. Chi ama i soldi non dovrebbe essere eletto”. Grazie per il tuo esempio, onore a una grande persona, un profondamente uomo giusto. Una persona che ha affermato che “La vita é un’avventura meravigliosa e la felicità é dare contenuti alla vita e non lasciare che te la rubino.” Di se stesso ha scritto in modo esatto e preciso, come pochi riuscirebbero a fare: “Appartengo a una generazione che voleva cambiare il mondo, sono stato schiacciato, sconfitto, polverizzato, ma sogno ancora che valga la pena di lottare perché le persone possano vivere un po’ meglio e con un maggiore senso di uguaglianza” José Mujica (1935-2025).

16 Maggio 2025 0 Commento
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