l'Eguaglianza
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Editoriali

Editoriali

LOTTIAMO PER IL QUORUM

di Vincenzo NOTARANGELO 24 Maggio 2025
Scritto da Vincenzo NOTARANGELO

In questo numero, la nostra rivista offre ai suoi lettori un inserto straordinario: “Speciale REFERENDUM 2025”. Un approfondimento necessario, in questi giorni più che mai. 

In un tempo in cui i diritti vengono messi in discussione e le disuguaglianze si fanno sempre più profonde, il voto dell’8 e 9 giugno rappresenta una grande e concreta occasione per la difesa dei lavoratori e degli ultimi. Lavoro e cittadinanza, due temi cruciali per rendere effettiva l’uguaglianza fra le persone e mutare la società. 

Davvero questa volta, come recita lo slogan della campagna elettorale, «il voto è la nostra rivolta»  per il cambiamento. Attraverso l’inserto vogliamo ricordare che non possiamo permettere che l’indifferenza, l’apatia o la sfiducia decidano per noi; andare alle     urne è un atto di responsabilità, di  verità  e  coraggio. 

Buona  lettura e buon voto  a  tutti!

24 Maggio 2025 0 Commento
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Editoriali

REFERENDUM 8-9 GIUGNO, DALLE PAROLE AI FATTI: VOTIAMO SÌ PER ROMPERE L’INGRANAGGIO

di Vincenzo NOTARANGELO 15 Maggio 2025
Scritto da Vincenzo NOTARANGELO

Ci sono momenti in cui la storia bussa alla porta e ci chiede di essere presenti. L’8 e 9 giugno 2025 non si vota solo un referendum, si decide se vogliamo continuare ad abitare un Paese fondato sull’ingiustizia sociale e sulla precarietà permanente, o se siamo davvero pronti a rovesciare l’ordine delle cose.

Non ci giriamo intorno: siamo stati governati – da destra come da una certa sinistra moderata – da chi ha svenduto i diritti in nome del mercato, della competitività, dell’austerità e della logica aziendalista che vede nel lavoratore solo una variabile da comprimere. In questi anni ci hanno detto che non c’erano alternative. Noi siamo qui per ricordare che un’altra società è non solo possibile, ma assolutamente necessaria.

Il prossimo referendum chiama tutte e tutti a scegliere. Vuoi che il lavoro sia ancora un diritto o solo una merce? Vuoi che la cittadinanza sia piena, universale, reale, o preferisci un’Italia a due velocità, in cui i diritti dipendono dal censo, dalla provenienza, dal colore della pelle?

I quesiti referendari toccano nodi cruciali: dall’abolizione dell’uso indiscriminato dei contratti a termine divenuto un vergognoso strumento di precariato che oggi inchioda un’intera generazione all’instabilità e alla ricattabilità, all’estensione delle tutele per il posto di lavoro – reintegra o congruo risarcimento nelle piccole aziende – fino alla maggiore sicurezza negli appalti quale strumento reale di liberazione del lavoratore sfruttato. Fondamentale inoltre il riconoscimento dei pieni diritti di cittadinanza alle persone migranti, perché nessuno è illegale e nessuno deve vivere come invisibile.

Chi si astiene, dunque, consegna il potere a chi vuole continuare a privatizzare, a licenziare, a sfruttare. Chi vota sì rompe l’ingranaggio.

Noi non abbiamo padroni e non abbiamo paura, ma non basta indignarsi, non basta postare sui social, non basta lamentarsi al bar e non basta neanche scrivere editoriali. Serve azione, servono una scelta chiara e una presa di coscienza collettiva.

Votare sì l’8 e 9 giugno non è un atto rituale, è un atto di resistenza e di costruzione. È l’inizio di una battaglia più ampia per la dignità, per la solidarietà, per un nuovo orizzonte politico che rimetta al centro il comune, il pubblico, l’umano.

Facciamoci trovare pronti.

15 Maggio 2025 0 Commento
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Editoriali

PRIMO MAGGIO 2025: IL CORAGGIO DELLA EGUAGLIANZA

di Vincenzo NOTARANGELO 30 Aprile 2025
Scritto da Vincenzo NOTARANGELO

Quest’anno il Primo Maggio, festa internazionale dei lavoratori, cade in un momento storico che ci impone di tornare con forza a parlare di uguaglianza. In un mondo in cui le disuguaglianze economiche, sociali e ambientali si stanno aggravando — anche a causa di nuove crisi geopolitiche, della transizione digitale e dei cambiamenti climatici — il senso di questa giornata non potrebbe essere più attuale e necessario.

I dati diffusi poche settimane fa dall’Oxfam parlano chiaro: nel 2025 l’1% più ricco della popolazione mondiale possiede quasi il 60% della ricchezza globale, mentre la povertà relativa è tornata a crescere anche nei Paesi occidentali, inclusa l’Italia. Le nuove forme di lavoro, tra piattaforme digitali e contratti precari, hanno minato la dignità lavorativa conquistata in decenni di lotte sindacali. Le lavoratrici e i lavoratori della logistica, della cura, del turismo — spesso migranti o giovani — continuano a essere invisibili, malpagati e senza tutele reali.

Eppure, a fronte di questa realtà, sentiamo ogni giorno raccontare che la crescita economica basta a risolvere ogni problema. Ma crescita per chi? E a quale prezzo per il pianeta, già stremato da disastri climatici che colpiscono sempre i più poveri?

Oggi più che mai il Primo Maggio deve essere un momento non di retorica, ma di rilancio politico e culturale. Dobbiamo affermare che uguaglianza non significa solo redistribuire il denaro, ma redistribuire il potere: il potere di decidere sui luoghi di lavoro, sul territorio, sul proprio tempo di vita. È ora di riaffermare il diritto a un salario minimo dignitoso, alla sicurezza, a un futuro per le nuove generazioni che non sia fatto solo di stage e contratti a termine.

Serve una sinistra che abbia il coraggio di ripartire dalle radici profonde del conflitto sociale, che sappia costruire coalizioni ampie tra lavoratori, studenti, precari, movimenti ecologisti e femministi. Perché senza giustizia sociale non ci sarà giustizia climatica, e senza giustizia climatica nessuna vera libertà.

Il 1° Maggio è una occasione per ricordare le lotte di chi ha conquistato diritti che oggi diamo per scontati. 

Tuttavia il Primo Maggio non deve essere solo una memoria: deve tornare a essere un progetto di trasformazione. Un giorno per ribadire che, come diceva Rosa Luxemburg, “chi non si muove, non sente le catene”.

Quest’anno, camminiamo insieme. Per l’eguaglianza. Per il lavoro. Per la vita.

30 Aprile 2025 0 Commento
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Editoriali

I DONI DEL CONIGLIETTO PASQUALE: DAZI E DISEGUAGLIANZE

di Vincenzo NOTARANGELO 31 Marzo 2025
Scritto da Vincenzo NOTARANGELO

Toglie ai poveri per dare ai ricchi potrebbe essere lo slogan della marcia su Washington di un sempre più pericoloso Donald Trump.

Con il ritorno sulla scena politica di Donald Trump e la sua solita retorica nazionalista, tornano anche i dazi doganali come strumento di politica economica. A prima vista potrebbero sembrare una mossa a favore dei lavoratori americani, un modo per “proteggere l’industria nazionale” dalla concorrenza straniera. Ma a ben vedere, la realtà è un’altra: la politica dei dazi voluta da Trump è un meccanismo regressivo che, dietro la facciata patriottica, finisce per premiare (come al solito) i ricchi e punire le classi popolari.

I dazi fanno salire il prezzo dei beni importati. Questo significa che le famiglie a basso reddito – che già destinano gran parte del proprio stipendio all’acquisto di beni di consumo – si trovano a pagare di più per prodotti di uso quotidiano, dall’abbigliamento all’elettronica, fino al cibo. Mentre per le fasce più ricche, che possono permettersi alternative locali più costose o semplicemente assorbire l’aumento, l’impatto è minimo.

Nel frattempo, le grandi imprese protette dai dazi (spesso sostenitrici dello stesso Trump) godono di profitti maggiori senza reali incentivi a migliorare condizioni di lavoro o salari. Nessuna “ri-nazionalizzazione” della produzione, nessuna rivoluzione industriale americana: solo più margini per chi sta già in alto.

In sostanza, quella di Trump non è una politica per il popolo, ma un’altra forma di redistribuzione al contrario: dai poveri ai ricchi. E mentre Wall Street sorride, chi vive con un salario minimo paga il prezzo – letteralmente – di questa propaganda travestita da patriottismo economico.

Si tratta di una scelta illogica e fuori dal tempo poiché viviamo in un modo sempre più interconnesso e globalizzato. Se andrà avanti, Trump farà una frittata! O forse neanche quella, visto che sugli scaffali dei negozi statunitensi già mancano le uova per Pasqua che si cercano in Veneto, la regione maggiormente produttrice in Italia. Questa vicenda della uova, che può sembrare poca cosa, ci fa capire come sia controproducente bloccare il commercio con dazi e minacce, eppure si insiste con danni irreparabili per tutti! Aspettando che torni un po’ di ragionevolezza, auguro ai lettori una Buona Pasqua 2025.

31 Marzo 2025 0 Commento
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Editoriali

EGUAGLIANZA ED OMOFOBIA CONTRO LESBICHE E TRANSGENDER

di Vincenzo NOTARANGELO 28 Febbraio 2025
Scritto da Vincenzo NOTARANGELO

Una ragazza di 14 anni toglie la vita. La madre, cattolica integralista, non aveva per nulla accettato l’identità sessuale della figlia.

Tea, ragazza trans, e il suo compagno sono pesantemente pestati da sconosciuti tra insulti omofobi e “saluti romani”.

Donna aggredita e insultata con epiteti omofobi da un vicino di casa dopo pretestuose lamentele.

Due ragazze trans aggredite alla festa del vino da un gruppo di dieci energumeni.

Signora tenta di allontanare in malo modo una coppia lesbica dalla spiaggia perché “ci sono i bambini”

Al corteo del Pride, due ragazze sono aggredite con caschi da moto. Trauma cranico per 7 giorni.

Sono solo alcuni dei casi di cronaca piuttosto recente, avvenuti in Italia, che coinvolgono le donne. L’omofobia è un fenomeno enorme, gravissimo e pericoloso che purtroppo coinvolge molto anche le donne, come sappiamo già alle prese su più fronti per difendere i loro diritti in una società ancora troppo maschilista e patriarcale.

Ma il problema non è solo e semplicemente culturale e legato ad ambienti familiari ed educativi, è soprattutto strutturale ed ha antiche radici di tipo “economico”, perché ben radicato nei meccanismi di potere che regolano il sistema in cui viviamo. Le donne che non si conformano alla norma eterosessuale e cisgender rappresentano una minaccia diretta alla gerarchia patriarcale, e per questo vengono marginalizzate, rese invisibili e brutalizzate. Il sistema capitalistico non aiuta e non è affatto neutrale, anzi: alimenta e sfrutta queste oppressioni per dividere e controllare le classi subalterne, perpetuando un ordine sociale fondato sulla paura e sulla sottomissione.

Il lesbicidio, la violenza correttiva, la discriminazione nel mondo del lavoro, l’invisibilizzazione dei corpi e delle esperienze trans: tutto ciò dimostra che non possiamo accontentarci di una semplice tolleranza. Dobbiamo pretendere una trasformazione radicale della società, un ribaltamento dei rapporti di potere che metta fine alla violenza di genere e a tutte le sue insopportabili declinazioni.

Non può esserci vera eguaglianza senza il pieno riconoscimento delle soggettività e senza la distruzione delle strutture patriarcali che alimentano il sessismo e l’omolesbobitransfobia.

Per questo è fondamentale che i movimenti della sinistra radicale facciano della lotta per i diritti delle donne lesbiche e trans una delle loro priorità politiche. Non basta dichiararsi “inclusivi”: servono azioni concrete, mobilitazioni, autodifesa collettiva e un ripensamento complessivo delle strategie di lotta.

Il problema, come appurato dai casi di cronaca, è locale certo ma purtroppo anche generale. Ci sono il bigottismo e la repressione di una destra italiana attualmente potente non solo politicamente, ma c’è al di sopra anche il neo conservatorismo di Trump che strizza l’occhio a Putin e che minaccia la libertà di tutti noi.

Mai come adesso dobbiamo resistere e soprattutto reagire, costruire anche attraverso la spinta delle nuove generazioni una società mondiale in cui nessuna sia più costretta a nascondere il proprio orientamento o la propria identità per paura di violenze, discriminazioni e umiliazioni. Una società in cui la liberazione sia reale, materiale e vissuta.

Il nostro compito non è chiedere concessioni a chi detiene il potere, ma distruggere le basi su cui si regge la loro oppressione. Combattere l’omofobia contro le donne lesbiche e trans non è solo un dovere etico: è una necessità politica per chiunque voglia costruire un mondo di uguaglianza e libertà 

28 Febbraio 2025 0 Commento
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Editoriali

L’EGUAGLIANZA SOTTO  ASSEDIO: TRUMP, IMMIGRAZIONE E  LE  NUOVE  SFIDE GLOBALI  PER  LA SINISTRA 

di Vincenzo NOTARANGELO 31 Gennaio 2025
Scritto da Vincenzo NOTARANGELO

La rielezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti sta segnando un punto di svolta nelle politiche globali sull’eguaglianza e trasformando l’immigrazione in un campo di battaglia ideologico. Si rafforzano le disuguaglianze già esistenti e il messaggio di Trump, basato sulla difesa identitaria e sulla chiusura dei confini, esacerba tensioni sociali e spinge già altri governi a seguire la stessa strada, favorendo nazionalismi e derive autoritarie. La politica migratoria trumpiana, con i suoi muri fisici e le barriere burocratiche, inasprisce la condizione di milioni di persone in cerca di una vita dignitosa. 

Ma la questione è innanzitutto culturale: i flussi migratori, generati da guerre, disastri ambientali e crisi economiche, sono trattati sempre più come minacce invece che come opportunità per le società ospitanti, la criminalizzazione dei migranti legittima forme di razzismo istituzionale, minando il principio fondamentale della eguaglianza tra gli individui. Sul piano economico, il protezionismo colpisce le classi popolari che pretendeva di difendere. La guerra commerciale con la Cina, il taglio delle tasse per i ricchi e la deregulation accentuano infatti le disuguaglianze, mentre i lavoratori  pagano a caro prezzo il risultato di  politiche neoliberiste travestite da sovranismo economico. 

In generale, l’America First sta indebolendo organismi multilaterali e favorendo di fatto una frammentazione globale, rendendo più difficile un approccio condiviso alle sfide del nostro tempo. Dalla crisi climatica ai conflitti regionali, la logica dell’isolazionismo alimenta divisioni e instabilità. L’elezione di Trump sta poi contribuendo a una normalizzazione del linguaggio dell’odio. La “retorica dell’uomo forte” trova sempre più imitatori in Europa e nel mondo, fornendo una copertura ideologica ai movimenti di estrema destra che negano diritti a minoranze e donne. In un contesto simile, il concetto di eguaglianza non è solo minacciato, ma attivamente smantellato! 

Di fronte a queste sfide, la sinistra deve rispondere con una visione globale e solidale, ricostruendo una narrazione capace di contrastare l’individualismo esasperato e la paura dell’altro. L’eguaglianza non è un’utopia: è una battaglia quotidiana che richiede oggi più che mai coraggio, politiche inclusive e una mobilitazione sociale in grado di riaffermare il valore della giustizia per tutti.

31 Gennaio 2025 0 Commento
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Editoriali

L’ITALIA DELLE DISEGUAGLIANZE TERRITORIALI: IL CASO DEL MOLISE

di Vincenzo NOTARANGELO 31 Dicembre 2024
Scritto da Vincenzo NOTARANGELO

In Italia, l’eguaglianza territoriale resta una ferita aperta. Se è vero che la nostra Costituzione sancisce il principio di uguaglianza, nella pratica quotidiana esso si scontra con una realtà di profonde disuguaglianze tra Nord e Sud, tra città metropolitane e aree interne. Il Molise, regione spesso ignorata nel dibattito nazionale, è uno degli emblemi di questo divario.

Con una popolazione inferiore ai 300.000 abitanti e un tessuto economico fragile, il Molise affronta da anni un progressivo spopolamento. I giovani emigrano in cerca di opportunità, lasciando dietro di sé un territorio che fatica a innovarsi e un sistema produttivo spesso incapace di competere sui mercati globali, anche a causa di una politica di stampo “feudale” e clientelare e poco attenta alle dinamiche di un mondo economico in continuo mutamento. La carenza di infrastrutture adeguate — sia fisiche che digitali — aggrava ulteriormente il problema, isolando il Molise non solo dal resto del Paese, ma anche dalle dinamiche di sviluppo contemporanee.

Ma bisogna partire dal presupposto che l’eguaglianza dei territori è una questione di diritti: non è accettabile che vivere in un piccolo comune molisano significhi avere meno opportunità di accesso alla salute, all’istruzione e al lavoro rispetto a chi vive in una grande città del Nord. Per invertire questa tendenza, occorre dunque una politica che valorizzi le specificità locali senza condannarle all’irrilevanza, investendo in infrastrutture sostenibili, innovazione e servizi pubblici.

Il Molise è una terra ricca di eccellenze umane, culturali e materiali dimenticate e può diventare un laboratorio – sociale e politico – per ripensare il rapporto tra Stato e territori, dimostrando che anche le aree interne possono essere protagoniste dello sviluppo nazionale.

Serve però una sinistra coraggiosa, capace di essere nei fatti discontinua e davvero alternativa al conservatorismo del centro e delle destre che nei decenni hanno condannato il territorio all’attuale declino. Una sinistra capace di agire concretamente a difesa dell’eguaglianza con politiche sociali ed economiche adeguate a tale missione.

31 Dicembre 2024 0 Commento
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Editoriali

L’EGUAGLIANZA DI GENERE: LA NOSTRA BATTAGLIA POLITICA E CULTURALE PIÙ IMPORTANTE

di Vincenzo NOTARANGELO 29 Novembre 2024
Scritto da Vincenzo NOTARANGELO

In un’epoca in cui i progressi scientifici e tecnologici avanzano a velocità impressionante, rimane profondamente anacronistico il permanere di diseguaglianze strutturali tra uomini e donne. Questa disparità si manifesta in molti ambiti: dalla rappresentanza politica alla partecipazione economica, passando per la questione drammatica della violenza di genere. L’eguaglianza diviene a questo punto un fatto concreto, un vero e proprio obiettivo politico che dobbiamo – noi di sinistra- raggiungere con assoluto impegno, spingendo verso profonde trasformazioni culturali della società attuale, a dimostrazione che la lotta progressista non è affatto compiuta e richiede nuova determinazione ed entusiasmo.

In Italia, il divario retributivo tra uomini e donne resta significativo, con differenze che superano il 16% in molti settori. Allo stesso tempo, le donne continuano a essere sotto rappresentate nei ruoli decisionali, sia in politica che nel mondo delle imprese. Non si tratta di una mancanza di competenze o ambizioni, ma di barriere strutturali e culturali che perpetuano uno squilibrio di potere. Superare queste barriere significa intervenire su molteplici livelli: garantire il diritto all’istruzione, promuovere politiche di conciliazione tra vita privata e lavoro.

La sinistra politica ha il dovere di mettere l’eguaglianza sempre più al centro della propria agenda, non come semplice enunciazione di principio ma come prassi concreta. Ciò significa promuovere leggi più coraggiose, ma anche alimentare un dibattito pubblico che coinvolga uomini e donne nella costruzione di una società più giusta. L’eguaglianza di genere non è un privilegio, è un diritto universale, e ogni passo in questa direzione è un atto di giustizia sociale e di progresso per tutta la collettività.

Altrettanto urgente è affrontare la piaga della violenza contro le donne. I numeri parlano chiaro: ogni anno migliaia di donne subiscono violenze fisiche, psicologiche e sessuali, spesso all’interno delle mura domestiche. Questi atti non sono frutto di “esplosioni di rabbia”, ma di una cultura patriarcale che considera il corpo e la vita delle donne come territori da controllare. È fondamentale rafforzare le reti di protezione per le vittime, garantire l’effettività delle pene per i colpevoli e investire in programmi educativi che sfidino gli stereotipi di genere fin dall’infanzia.

29 Novembre 2024 0 Commento
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Editoriali

IL PROGRESSO TECNOLOGICO FAVORISCE  PARI DIRITTI E OPPORTUNITÀ  MA SERVONO  REGOLE NUOVE  E  CHIARE

di Vincenzo NOTARANGELO 26 Ottobre 2024
Scritto da Vincenzo NOTARANGELO




Negli ultimi anni, il tema dell’eguaglianza legata al lavoro è tornato prepotentemente al centro del dibattito politico in Italia e in Europa. Le disuguaglianze economiche e sociali, amplificate dalla pandemia e dalle crisi economiche globali, mostrano quanto sia urgente un intervento deciso per garantire opportunità reali e paritarie a tutte e tutti. In Italia, il tasso di disoccupazione giovanile resta drammaticamente alto, così come il divario salariale di genere. Le donne continuano a guadagnare meno degli uomini a parità di mansioni, e troppo spesso le lavoratrici sono costrette a scegliere tra carriera e vita familiare. Questo fenomeno, noto come “soffitto di cristallo”, è una delle manifestazioni più evidenti di un sistema lavorativo che perpetua le disuguaglianze anziché combatterle. A livello europeo, le istituzioni hanno tentato di promuovere politiche per il lavoro dignitoso e inclusivo. Dal salario minimo europeo alla direttiva sulla trasparenza salariale, si intravedono segnali positivi, ma restano molte sfide. La precarietà dilagante, la mancanza di tutela per i lavoratori delle piattaforme digitali e la crisi climatica impongono una revisione radicale del modello economico e sociale. La sinistra ha il dovere storico di affrontare queste sfide con coraggio e visione. Non basta più rivendicare diritti: è necessario costruire un nuovo patto sociale che ponga al centro il lavoro di qualità, la sostenibilità ambientale e la giustizia sociale. Un reddito minimo garantito, la riduzione dell’orario di lavoro e investimenti massicci nell’istruzione e nella formazione sono strumenti indispensabili per realizzare questa transizione. Il progresso tecnologico, se adeguatamente governato, può diventare un alleato nella lotta alle disuguaglianze. Tuttavia, senza regole chiare, rischia di accentuare le divisioni, creando nuove forme di sfruttamento. Per questo, la regolamentazione del lavoro digitale e l’inclusione dei lavoratori autonomi e precari devono essere priorità immediate. Infine, è fondamentale ripensare il ruolo dei sindacati e delle altre forze progressiste. Solo unendo le forze è possibile contrapporsi a un sistema che privilegia il profitto a scapito della dignità umana.

26 Ottobre 2024 0 Commento
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Editoriali

L’EGUAGLIANZA, REQUISITO ESSENZIALE PER UNA SOCIETÀ GIUSTA: IL CAMBIAMENTO È NELLE NOSTRE MANI

di Vincenzo NOTARANGELO 16 Settembre 2024
Scritto da Vincenzo NOTARANGELO

In un mondo caratterizzato da disuguaglianze crescenti, l’eguaglianza rimane una delle più grandi sfide del nostro tempo. È facile evocarla nei discorsi, più difficile tradurla in pratiche concrete che trasformino la società. Ma è proprio questa trasformazione che rappresenta la sfida più urgente per chi, come noi, crede nella costruzione di una società più giusta, solidale e inclusiva.

Le disuguaglianze economiche continuano a crescere a un ritmo allarmante. Una piccola élite detiene una porzione sproporzionata della ricchezza globale, mentre milioni di persone lottano per accedere ai beni essenziali. Questo non è solo un problema di giustizia sociale, ma anche di democrazia: quando la ricchezza è concentrata nelle mani di pochi, anche il potere politico tende a seguire la stessa direzione, minando il principio di rappresentanza.

Ma l’eguaglianza non è solo economica. È anche sociale, culturale e di genere. Le donne continuano a essere sottorappresentate nei luoghi di potere e sovrarappresentate nei settori lavorativi più precari. Le discriminazioni razziali, religiose e sessuali permeano ancora le istituzioni e la vita quotidiana. E l’accesso ai diritti fondamentali, come l’istruzione e la salute, è tutt’altro che equo.

Le sinistre hanno un ruolo cruciale in questa battaglia. No, non sono passate di moda e al contempo non possono limitarsi a denunciare le ingiustizie.

Tocca a noi, a tutti noi uniti da un ideale antico, nobile ma sempre più attuale, proporre soluzioni concrete, coraggiose e soprattutto sistemiche. Ciò significa lottare per un sistema fiscale progressivo, che redistribuisca la ricchezza in modo equo. Significa investire in servizi pubblici universali e gratuiti, come la scuola e la sanità, che siano un baluardo contro la disuguaglianza. Significa anche promuovere politiche attive per l’inclusione, come il salario minimo garantito, il diritto all’abitazione e la parità di genere nei luoghi di lavoro.

L’eguaglianza non è un’utopia irraggiungibile. È una scelta umana e morale, prima che politica. Ogni passo verso un mondo più equo è una vittoria collettiva, un segnale che il cambiamento è possibile. Ma per raggiungerla, è necessaria una mobilitazione che parta dal basso, che coinvolga ogni cittadino, ogni lavoratore, ogni comunità.

È tempo di agire. Non c’è eguaglianza senza giustizia sociale, e non c’è giustizia sociale senza il coraggio di immaginare un futuro diverso dal presente. Il cambiamento è nelle nostre mani.

16 Settembre 2024 0 Commento
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