CONTRO  L’EGOISMO  DEL  NEOLIBERALISMO  “À  LA CARTE” CHE CI HA DOMINATO PER TROPPO TEMPO

di Michele BLANCO

La teoria neoliberista si basa sul falso presupposto che le persone abbiano sempre “infinite possibilità”. Questa ideologia ritiene che bisogna essere pronti ed essere all’altezza per

un numero potenzialmente infinito di scenari competitivi. Nel caso contrario abbiamo una vera e propria punizione: la miseria. La vita degli esseri umani diventa una competizione individualista dove si è assediati dal terrore di non essere abbastanza competitivi. In realtà la disumanità di questa concezione ultracompetitiva ha portato solo maggiori ingiustizie. L’economista Herbert Simon dedicò molta parte dei suoi studi per ridimensionare la Rational choice theory [1], teoria che è il vero modello ispiratore del neoliberalismo, secondo cui l’individuo pensa e agisce esclusivamente per il proprio interesse, scegliendo di volta in volta, in base a una valutazione razionale, uno scenario ottimale solo per sé stesso. Simon attraverso la teoria della “razionalità limitata”[2] obietta, fra l’altro, che la Rct implica che gli umani siano in grado di valutare una quantità infinita di scenari in una volta sola, un dato evidentemente impossibile da realizzarsi nella vita reale. La condizione neoliberale, malgrado l’evidente improbabilità dei suoi presupposti teorici, ha dominato con la sua ideologia ultra individualista e antisociale il mondo intero dalla fine degli anni Settanta del secolo scorso ad oggi. Ha influenzato il sistema scolastico dei paesi occidentali dove solo chi aveva “uno spettro enciclopedico di abilità” poteva aspirare all’eccellenza sistemica ed a una vita dignitosa. Ma la parola “eccellenza”, da sempre, nasconde un sistema verticale di potere dove già si è deciso chi merita una vita piena di soddisfazioni e chi verrà inesorabilmente respinto e vivrà una vita liquida, insicura, fatta di incertezze e povertà. Questa è la reale condizione neoliberale tutt’altro che la promessa delle infinite possibilità per tutti: chi si trova in fondo alla lista rimane lì, inesorabilmente, perché si è già deciso chi vale qualcosa e chi non vale niente. Siamo di fronte a un vero e proprio cortocircuito perverso dettato dal neoliberalismo che è solo una cattiva copia del liberalismo. Nel liberalismo politica ed economia sono ambiti differenziati della vita pubblica, mentre nel neoliberalismo coincidono totalmente e l’economia diventa l’attore principale dello spazio politico. La politica non è più espressione democratica dei cittadini, che ora sono diventati, nella migliore delle ipotesi, consumatori sia di beni economici sia di informazione manipolata e preconfezionata.

Nel 1937 Friedrich von Hayek scriveva che nell’economia può sussistere equilibrio «solo perché alcune persone non hanno possibilità alcuna di apprendere fatti che, in caso contrario, le porterebbero a mutare i loro piani». Il neoliberalismo nella disperata ricerca dell’equilibrio, della stabilità, tenta di placare i moti imprevedibili dell’economia reale che, come dimostrano le cicliche crisi, non sono per nulla prevedibili. Riesce, attraverso il controllo dei mezzi di comunicazione di massa, a controllare le Istituzioni, Costituzioni e le leggi che diventano armi puntate contro i cittadini, a tutela dell’economia finanziaria internazionale. Questo è il vero e unico scopo dei neoliberisti la stabilità economica per permettere a sempre più poche persone di fare profitti enormi. Infatti «…La “mano invisibile” della concorrenza di mercato deve necessariamente avere come controparte complementare la “mano visibile” del diritto» [3]. Sull’altare dei dividenti e ultra-profitti economici sono sacrificate le persone comuni; su di loro sono scaricati i costi, le responsabilità, le conseguenze, le disuguaglianze. Sono dominanti l’estrema precarietà come sistema di vita e la competizione come unico orizzonte possibile di convivenza. Le persone sono lasciate sole, i diritti umani e sociali sono disconosciuti, si distogliere l’attenzione della stragrande parte della popolazione dalle giuste e legittime richieste di giustizia, di redistribuzione, che disturberebbero il placido aumento degli ingiustificati profitti. I conflitti sociali, anche se giustificati di fronte all’aumentare delle disuguaglianze, sono banditi dall’informazione che diventa sempre più serva del potere. Con il trionfo dell’ideologia al potere che ha come ispirazione di fondo la disperata ricerca di stabilità politica e sociale anche se questo comporta ingiustizie e deprivazioni sempre più evidenti per il 99 per cento della popolazione mondiale. Per gli ultra liberisti desiderare la giustizia in quanto tale risulta inconcepibile. Per i neoliberali l’individuo che persegue i propri interessi è una l’unica verità naturale, ma sappiamo bene che in realtà è solo un’ideologia politica ed anche tra le più scadenti. Per loro l’idea è che l’essere umano sia naturalmente un animale essenzialmente egoista, da indirizzare con leggi e istituzioni fatte su misura per garantirne l’egoismo e la rapacità di chi vuole essere sempre più ricco a discapito degli altri esseri umani. Ma tutti siamo consci che non può esserci pace sociale all’infinito senza giustizia. La falsa “pace” ostile alla giustizia sociale tanto cara al neoliberalismo, ricercata attraverso l’edificazione di mezzi di oppressione latente e di manipolazione mediatica sono puntati contro i cittadini, ma tutto questo non può durare all’infinito. Il dominio basato su un falso ordine che si determina attraverso una propaganda continua va contro la dignità umana. Necessario è riscattare i diritti umani e sociali universalistici e i principi solidaristici che da sempre caratterizzano l’essenza degli esseri umani e contrastano con l’egoismo propagandato e sopravvalutato dagli ideologi neoliberisti. La solidarietà da sempre «Scardina barriere, demolisce la nuda logica del potere, costruisce legami. Il principio di solidarietà è l’antidoto a un realismo rassegnato che non lascia speranze, che non lascia diritti…. La solidarietà è un principio nominato in molte costituzioni, invocato come regola nei rapporti sociali, è al centro di un nuovo concetto di cittadinanza intesa come uguaglianza dei diritti che accompagnano la persona ovunque sia. Appartiene a una logica inclusiva, paritaria, irriducibile al profitto e permette la costruzione di legami sociali nella dimensione propria dell’universalismo. Di legami, si può aggiungere, fraterni, poiché la solidarietà si congiunge con la fraternità. Nei tempi difficili è la forza delle cose a farne avvertire il bisogno ineliminabile. Solo la presenza effettiva dei segni della solidarietà consente di continuare a definire ‘democratico’ un sistema politico. L’esperienza storica ci mostra che, se diventano difficili i tempi per la solidarietà, lo diventano pure per la democrazia» [4].

L’universalismo dei diritti umani rappresenta da sempre l’affermazione pacifica della libertà e dignità umana quindi di ciascun individuo in tutto il mondo. Lottare per la giustizia, la dignità e i diritti delle persone diventa essenziale per permettere un futuro veramente democratico in cui vivere una vita dignitosa sia possibile, finalmente, per tutti gli esseri umani.

1    La teoria della scelta razionale applicata alla sociologia è un insieme di principi secondo i quali l’individuo pondera le proprie scelte in base ad un computo autonomo tra costi e profitti delle conseguenze di tale scelta.

2   La razionalità limitata è il concetto, o idea, secondo cui, durante il processo decisionale, la razionalità di un individuo è limitata da vari fattori: dalle informazioni che possiede, dai limiti cognitivi della sua mente, dalla quantità finita di tempo di cui dispone per prendere una decisione. È stata proposta da Herbert A. Simon quale base alternativa per la modellazione matematica del processo decisionale, come usata in economia e in discipline correlate; essa integra la razionalità intesa solo come ottimizzazione, in cui quello decisionale sarebbe un processo pienamente razionale di ricerca di una scelta ottimale date le informazioni disponibili.

3   Cosi scrisse Ernst-Ulrich Petersmann (allievo di Hayek) nel 1983.

4   S. Rodotà, Solidarietà. Un’utopia necessaria, Roma-Bari, Laterza, 2014, P. IV di copertina. 

Autore

  • Michele BLANCO

    Michele BLANCO. Dottore di ricerca in “Diritti dell’uomo e Diritti fondamentali. Teorie, etiche e simboliche della cittadinanza” presso la facoltà di Giurisprudenza della Seconda Università di Napoli. Tra i suoi saggi più rilevanti si ricordano: “La vera ragione dei diritti umani e la democrazia partecipativa come premessa al reciproco riconoscimento tra i popoli” (2006), “Democrazia deliberativa ed opinione pubblica emancipata” (2008), “Cosmopolitismo e diritti fondamentali” (2008), “Diritti e diseguaglianze. La crisi dello stato nazionale e al contempo dello stato sociale” (2017), “Nota critica a Thomas Piketty, Capitale e ideologia” (2021) “Nota critica a Katharina Pistor , Il codice del capitale. Come il diritto crea ricchezza e disuguaglianza”, 2021. “Recensione critica a Thomas Piketty, Una breve storia dell’uguaglianza”  2021.

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1 Commento

Paolo Di Cristofaro 21 Maggio 2023 - 10:40

analisi come sempre ineccepibile e condivisibile grazie dott. Blanco

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