Negli ultimi decenni abbiamo assistito al cambiamento della composizione sociale dell’elettorato dei partiti di sinistra con la perdita di votanti tra i gruppi sociali meno abbienti. Le profonde trasformazioni che hanno riguardato le democrazie occidentali a partire dalla fine del secolo scorso, con il tramonto del fordismo e l’avvio della globalizzazione, hanno messo in
Editoriali
Le diseguaglianze etniche e razziali sono state alla base degli episodi più tragici nella storia dell’umanità e rappresentano ancor oggi uno dei principali ostacoli nel progresso dell’umanità verso la pace e lo sviluppo.
La lotta alle diseguaglianze solleva un grosso interrogativo: dov’è che bisogna intervenire? Ovvero, lo sforzo è di rendere tutti eguali nelle condizioni di partenza o al traguardo finale? La questione non è da poco poiché influisce sul tipo di società e di Stato che saremo chiamati ad edificare
I limiti dell’esperienza del socialismo reale vanno ricercati nella natura dell’uomo che, a differenza degli animali sociali, resta un animale individualista che solo per opportunità sceglie di vivere in forme sociali. Per questo essere individualista resta centrale il proprio punto di vista personale che lo orienta nelle scelte del quotidiano.
Con il decreto che delega al governo la riforma fiscale ci siamo avviati verso la creazione di uno Stato “iniquo” che favorisce i redditi alti, gli evasori e l’elusione fiscale a danno dei lavoratori dipendenti e dei contribuenti onesti. Sebbene il nostro sistema fiscale dovrebbe essere “informato ai criteri di progressività” in realtà la continua e costante riduzione del numero di aliquote ha reso la statuizione costituzionale una semplice enunciazione di principio.
Se la disuguaglianza è connaturata al capitalismo, come sostiene Piketty nel suo “Capitale nel XXI secolo”, il vero problema è che il capitalismo moderno – non a caso definito turbocapitalismo – sembra un modello pensato per generare disuguaglianze sulle quali lo stesso si regge e ne trae la forza.
I rapidi progressi nell’intelligenza artificiale si preparano a trasformare il mondo del lavoro.
Nelle fabbriche più avanzate del mondo stanno per partire produzioni “al buio”, cioè processi lavorativi completamente automatizzati che non richiedono nessun intervento umano.
Il nuovo report di Oxfam, organizzazione impegnata nella lotta alle disuguaglianze, pubblicato in occasione dell’apertura del World Economic Forum di Davos ci racconta che “La disuguaglianza non conosce crisi”.
Ci sono degli uomini, i super-maxi-ricchi che gli anglosassoni chiamano Uhnwi (Ultra high net worth individuals), che vivono in una “loro bolla” fatta di yacht e attici di lusso che li separa dal resto del mondo, sebbene essa non gli impedisce di interferire negli affari politici, finanziari e soprattutto fiscali sempre, ovviamente, a difesa del loro status sociale.
La comunità in cui viviamo sta cambiando di dimensione, essa non è più la nazione ma il mondo intero; in consequenza potremo definire la globalizzazione come uno stato di connettività complessa della società che ha degli effetti sociali molto profondi sull’intera comunità mondiale. L’esplosione delle disuguaglianze è uno di questi effetti sociali causati dalla globalizzazione economica.