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Giugno 2025

Politica

I FALSARI DELLA POLITICA

di Michele BLANCO 12 Giugno 2025
Scritto da Michele BLANCO

In questi giorni si legge e si sentono eloqui e tributi incredibili, soprattutto, da parte di Salvini, Meloni e Tajani ma anche di altri personaggi, nei confronti del pregiudicato Silvio Berlusconi.

Questi miracolati della politica definiscono il grande pregiudicato e non carcerato solo perché la giustizia italiana è lentissima con chi può permettersi i migliori avvocati e sotterfugi vari, oltre all’immunità di parlamentare, come un “visionario”, un “leader” e altre ingiustificate e stratosferiche falsità.

Ma in realtà Silvio Berlusconi ha avuto numerosi procedimenti giudiziari e alcuni di essi hanno portato a condanne. In particolare, è stato accusato di concorso in corruzione, reato che sarebbe stato perpetrato mediante il versamento di tangenti ad ufficiali della Guardia di Finanza.

I procedimenti giudiziari a carico di Silvio Berlusconi sono stati molteplici e si sono svolti nel corso di circa quattro decenni dalla seconda metà degli anni 1980 fino al 2023, anno della sua morte. Al 12 giugno di tale anno, giorno della scomparsa, si contavano 32 processi conclusi e quattro in corso.

In alcuni processi furono pronunciate, in primo grado o in appello, sentenze di condanna. Ma un solo procedimento portò a una sentenza di condanna definitiva passata in giudicato, ovvero il Processo Mediaset: il 1° Agosto 2013 la Corte di cassazione confermò la decisione di condanna della corte di appello a quattro anni di reclusione (di cui tre beneficiati dall’indulto); ovviamente invece del carcere, nei suoi confronti fu però disposta una misura alternativa alla detenzione, ossia l’affidamento in prova al servizio sociale eseguito presso la clinica “Sacra Famiglia” di Cesano Boscone (MI) dal 9 maggio 2014 al 6 marzo 2015, misura per cui Berlusconi richiese poi la riabilitazione, che gli fu concessa dal tribunale di sorveglianza della città di Milano.

Egli era semplicemente un ricco, abbastanza megalomane, un pluripregiudicato scampato a tantissimi processi grazie ai suoi soldi e a innumerevoli leggi ad personam.

Uno uomo strapieno di conflitti d’interesse, che nessun governo sia di centrosinistra che di centrodestra ha legiferato per porvi rimedio, un grandissimo evasore fiscale, uno che ha fondato un partito insieme a un condannato per via definitiva in corte di Cassazione per mafia, che ne ha combinate di tutti i colori. Inoltre ha attaccato la magistratura in maniera indegna, in particolare tutti i magistrati che facevano il loro dovere in modo imparziale.

Nonostante abbia lasciato un profondo solco negativo nell’attuale società italiana, nell’informazione con i suoi fedelissimi Sallusti, Vespa, Feltri, sempre in tv, e vari eredi politico degni della sua pochezza, ai su nominati aggiungerei Renzi, che con il Jobs Act, ha portato a compimento uno dei pilastri delle politiche berlusconiane.

Ma oggi dopo il nefasto esito referendario pensiamo ai gravi problemi del nostro Paese e alle persone perbene, che non arrivano con lo stipendio alla fine del mese.

12 Giugno 2025 0 Commento
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Politica

NON SONO POCHI 13 MILIONI DI ELETTORI

di Marco MADDALENA 10 Giugno 2025
Scritto da Marco MADDALENA

Il referendum non è un’elezione politica. La vittoria del referendum non avrebbe portato alla caduta di nessuno governo, basta ricordare che la vittoria del referendum del 1974 sul divorzio non porto la caduta del governo guidato dalla Democrazia Cristiana.

Il referendum in caso di raggiungimento del quorum avrebbe portato all’ abrogazione di alcune fattispecie legislative previste nel Job Act , nei subappalti e sulla riduzione dei tempi per la richiesta di cittadinanza.

Non aver partecipato alla consultazione liberamente, invece, è un segnale non di contrarietà ma di non espressione della propria opinione sui temi del lavoro e della cittadinanza, un “lavarsene le mani” che può avere mille significati .

Il risultato però finale è che il Job Act resta e regolamenterà per anni ancora il sistema del lavoro, che per la gran parte degli italiani alla fine non è così male tanto da essergli indifferente e quindi quella legge tanto avversata a “chiacchiere” alla fine è “ben tollerata” e se c’è un vincente in queste elezioni è il promotore di quella legge, Matteo Renzi. 

Resto convinto, nonostante l’esito del referendum, che quella legge e non solo (vedi il lavoro in affitto) abbiano peggiorato il sistema del lavoro come dell’importanza di quei 13 milioni di elettori che hanno espresso un desiderio di cambiamento, a cui va il mio ringraziamento per l’impegno profuso nel merito di una questione sociale importante.

10 Giugno 2025 0 Commento
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Politica

REFERENDUM: «CHI LOTTA PUÒ PERDERE, CHI NON LOTTA HA GIÀ PERSO» PER DIRLA CON LE PAROLE DI ERNESTO GUEVARA

di Michele BLANCO 6 Giugno 2025
Scritto da Michele BLANCO

A tutti è chiaro che chi invita all’astensione ai 5 referendum dell’8 e 9 giugno prossimi, non piace la nostra Costituzione. Questa opportunità del voto referendario sarà un’occasione storica, unica, per milioni di lavoratori, cittadine e cittadini di esprimersi direttamente su questioni che riguardano la loro condizione quotidiana sia materiale e che sociale. Solo questo è, chiaramente, un fatto di straordinaria, enorme rilevanza democratica e partecipativa.

Ricordiamo a tutti che l’attacco al lavoro, ai diritti dei lavoratori, forte esenza precedenti, in nome della libertà del mercato, degli ultimi 40 anni. Che ha portato oltre agli stipendi e salari più bassi tra le nazioni ricche alla perdita stessa della dignità del lavoro. La grande e trionfante controrivoluzione reazionaria neoliberista si è potuta affermare, senza essere contrastata dai sindacati e dai partiti che si autodefiscono di sinistra, nel nostro Paese perché è riuscita a far passare, come altrove, i tre principi cardini, che dovevano festare intocabili della licenziabilità, precarietà e insicurezza del lavoro. La vergogna più triste e dolorosa sono tre morti di media al giorno sul lavoro e di ben oltre 500 mila denunce d’infortunio all’anno.

Per quel che riguarda i licenziamenti, l’operazione che pone in essere il primo quesito è quella di ripristinare l’Art.18 per le aziende con più di 15 addetti. Ciò comporta il diritto alla «reintegra» nel posto di lavoro nei casi di licenziamenti ritenuti da un giudice, non dai lavoratori o dai sindacati, illegittimi cioè con motivazioni false e ingiustificate. Si tratterebbe in caso di vittoria del SI di cancellare la possibilità dei licenziamenti facili che l’introduzione nel marzo 2015 del Jobs Act di renzi ha reso vergognosamente possibile. Oggi sono circa tre milioni e mezzo i dipendenti su cui grava la possibilità di essere licenziati senza nessun motivo, si tratta di un vero e proprio vuoto di tutela.

Il secondo quesito interviene sulle aziende fino a 15 addetti. In questo caso non si è potuto fissare il principio della «reintegra», ma se vince il SI viene tolto l’iniquo tetto delle sei mensilità in caso di licenziamenti illegittimi. Sarà un giudice del lavoro a decidere una misura equa dell’indennizzo a seguito di un licenziamento ritenuto ingiusto, che tenga conto, per gli oltre tre milioni e 700 mila lavoratori interessati, dei carichi familiari e dell’età del lavoratore coinvolto.

Della precarizzazione si occupa il terzo quesito che vuole ripristinare nel caso di rapporto di lavoro a tempo determinato, che riguarda attualmente due milioni e 300 mila persone, la «causale obbligatoria» sin dall’istaurarsi del rapporto, ribadendo così che la regola è il lavoro stabile a tempo indeterminato. Causali, è bene precisare, non discrezionali ma che siano quelle previste dalla legge e dai contratti collettivi vigenti. Ricordiamo che tra i primi atti dell’attuale governo Meloni è stato quello dell’abolizione delle causali, che servono esattamente a segnalare il carattere transitorio e sporadico del lavoro a termine.

Il quarto quesito tende a restituire responsabilità piena in tema di sicurezza all’impresa appaltante o committente, che al contrario, negli ultimi decenni ha teso a scaricare in basso, lungo i rivoli degli appalti e subappalti. Il meccanismo degli appalti da che era un modo per selezionare specializzazioni e competenze specialistiche è divenuta una gravissima e insana corsa al massimo ribasso dei costi e allo scarico di responsabilità dei «rischi specifici», a completo detrimento della tutela di milioni di lavoratrici e lavoratori.

I 4 referendum sul lavoro, rappresentano un attacco di un modello di produzione e d’impresa ingiusto e malato che ci ha voluti potenzialmente tutti precari, licenziabili, mal retribuiti, ricattabili e soprattutto a rischio sin dalle aule scolastiche. In tanti, troppi, lavoratori escono all’alba, per lavorare, per non farvi più ritorno e non si sa mai di chi sia stata la colpa.

Ricordiamo i morti di Suviana, Toyota, Brandizzo, Calenzano, Casteldaccia, Ercolano e di tutte le migliaia di vittime innocenti del lavoro.

A tutti gli indecisi, i dubbiosi i riluttanti se vince il si ai 4 referendum il lavoro sarà più stabile, sarà meno precario, sarà più sicuro, insomma sarà più libero. Questa occasione non va sprecata in caso contrario vivremo, sempre piu, in una società ingiusta, dove la stragrande maggioranza della popolazione italiana vivrà sempre meno tutelata.

6 Giugno 2025 0 Commento
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