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Giugno 2025

Politica

I METODI MAFIOSI E I SERVI SCIOCCHI

di Michele BLANCO 27 Giugno 2025
Scritto da Michele BLANCO

Nel mondo contemporaneo ben sappiamo, ma conviene ribadirlo, che senza freni «il capitalismo, per proliferare, ha bisogno di sfruttare sempre nuovi territori in cui poter espandersi, ma poi, come succede ai parassiti che non possono alimentarsi senza distruggere le condizioni della propria sopravvivenza, non appe-na realizza l’obiettivo, esaurisce anche la fonte del proprio nutrimento» (in R. Luxemburg, ed. or. 1913, L’accumulazione del capitale: contributo alla spiegazione economica dell’imperialismo, Torino, Einaudi, 1968). Le gravissime emergenze ambientali e sociali, ma non solo, ci dimostrano come l’analisi del capitalismo parassitario fatta da Rosa Luxemburg sia stata più che profetica e, purtroppo, a distanza di più di un secolo attualissima.

Come è già accaduto con le sanzioni imposte dagli Usa alla Russia, con noi italiani ed europei ad ubbidire scioccamente e supinamente alle imposizioni USA, con la baronessa Ursula von der Leyen e Mario Draghi a trasmetterci gli ordini di Biden prima e trump ora. Gli ordini degli USA, nostri “alleati”, che ci hanno vincolato ad acquistare da loro a prezzi enormemente superiori il gas che la Russia, non nostra alleata, ci vendeva a prezzi oggettivamente di favore.

Come con la minaccia dei dazi, che non sono ancora certi ma tutto dipende dall’ ondivago ultramiliardario Trump che sta calcolando cosa conviene a lui e alle sue società personali e dei suoi amici ultramiliardari, ma certamente, con i “leader” italiani e europei che purtroppo ci ritroviamo, acquisteremo a caro prezzo armi da lui, accetteremo sempre piu stupidamente anche di importare i loro insani prodotti alimentari anche se  non rispettano le normative UE.

Ci ritroveremo certamente costretti ad essere invasi da prodotti di scarsissima qualità e geneticamente modificati.

 Le questioni relative alla recente storia dell’Ucraina ci insegnano che dal colpo di Stato di Maidan (del 2014), finanziato e diretto dagli Usa, i filostatunitensi, come l’attuale presidente ucraino, si impossessarono del Paese, concessero tutte le risorse agricole ucraine alle società del figlio di Biden.

Ora Trump, che non ha ancora risolto la guerra russo-ucraina, come aveva promesso in campagna elettorale, ma ha già avuto, dopo varie minacce, comunque la concessione da Zelensky delle terre rare, che da patrimonio del popolo ucraino saranno regalate alle società statunitensi e ai miliardari, Trump compreso, che le controllano.

Le varie amministrazioni statunitensi sia democratiche che repubblicane agiscono con gli stessi metodi della mafia, con cui Trump dimostra di avere grande dimestichezza, che impone il pizzo, prende per la gola la vittima, impone le sue condizioni, dove acquistare ed a che prezzo, ed alla fine si impossessa di tutto.

Perché questi mafiosi “hanno argomenti per convincere che non possono rifiutare”.

In questo contesto prepariamoci a pagare a caro prezzo l’aumento delle spese militari per la NATO che arriveranno nei prossimi anni al 5% dell’intero prodotto interno lordo, come ha concesso il nostro governo e tutti gli altri componenti della Nato, escluso il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez, l’unico ad avere a cuore il benessere del suo popolo.

Per chi fa finta di non capire, l’aumento delle spese militari, arricchirà i costruttori di armi, che sono anche i proprietari dei maggiori quotidiani italiani e di alcune televisioni e controllori dei loro telegiornali, come quello di Mentana. I soldi saranno inesorabilmente presi tagliando le spese per la sanità, dall’istruzione, dalla ricerca, dall’assistenza e dagli aiuti di chi ha bisogno.

Ora posso affermare con grande dispiacere che mi vergognoso di essere italiano.

27 Giugno 2025 0 Commento
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Sociale

FINE VITA E LAICITA’: BREVI APPUNTI SULL’IPOCRISIA STATO

di Matteo FALLICA 27 Giugno 2025
Scritto da Matteo FALLICA

l 17 maggio, Daniele Pieroni, scrittore toscano con una grave forma di Parkinson, ha scelto consapevolmente il suicidio medicalmente assistito. La Toscana, infatti, è l’unica Regione ad aver approvato, nel febbraio 2025, una legge sul fine vita, in linea con la sentenza n. 242/2019 della Corte costituzionale (“Sentenza Cappato”), dopo il respingimento di un ricorso da parte del Collegio di garanzia statutaria. Ma la Toscana prova ad andare oltre. 

Infatti è notizia di qualche giorno fa quella di una donna di 55 anni, completamente paralizzata a causa della sclerosi multipla, che ha ottenuto l’autorizzazione al suicidio assistito dall’ASL toscana, ma non potendo autosomministrarsi il farmaco, ha chiesto che sia un medico a iniettarlo. Ma, l’”eutanasia attiva” non è legale in Italia, per questo è stata sollevata una questione di legittimità costituzionale, su cui la Corte si esprimerà il prossimo 8 luglio. Anche Marche, Friuli Venezia Giulia ed Emilia-Romagna hanno tentato di regolamentare il suicidio assistito, ma il governo ha bloccato ogni iniziativa.

Ecco, l’ipocrisia di Stato è servita: da un lato il Governo chiede alla Corte di bocciare le iniziative regionali su questo tema (a maggio scorso ha dato mandato all’Avvocatura dello Stato per fare ricorso contro la legge toscana), dall’altro è promotore della incoerente riforma sull’autonomia differenziata, che prevede il trasferimento alle Regioni di competenze in ambiti come sanità, istruzione e ambiente. Questa paradossale e contraddittoria “autonomia” è a geometria variabile: invocata quando si parla di fondi e infrastrutture, repressa quando le Regioni cercano di esercitarla per tutelare i diritti civili.

Comprendere appieno e discutere democraticamente un tema come l’“eutanasia legale” richiede una coscienza di Stato davvero laica, come previsto dalla Costituzione. Ma cos’è la laicità? È la capacità di distinguere tra ciò che è peccato e ciò che è reato. Dovrebbe essere chiaro. Eppure, in Italia, soprattutto sui diritti civili, c’è sempre l’ombra di una visione confessionale o, diciamolo con franchezza, la paura di scontentare l’elettorato conservatore.  Un esempio è la legge 194 sull’aborto: formalmente in vigore, ma spesso svuotata da obiezioni di coscienza e mancanza di risorse. La laicità, in Italia, resta una promessa incompresa e tradita.

Personalmente, ho sempre creduto che i diritti civili siano il fondamento di una società davvero libera e giusta. Nel 2021 ho avuto l’onore di essere “referente regionale” per il Molise nella raccolta firme per il referendum sull’eutanasia legale, al fianco di Marco Cappato, partecipando sia agli incontri pubblici sia al deposito in Cassazione di oltre un milione e duecentomila firme. Fu un gesto collettivo di speranza e partecipazione democratica, spento però dalla decisione della Corte Costituzionale, allora presieduta da Giuliano Amato, che dichiarò il quesito “inammissibile”. Vale la pena ricordare che la Consulta è composta per un terzo da giudici nominati dal Parlamento e che, per Costituzione, i referendum possono riguardare solo leggi tributarie, di amnistia, indulto e sui trattati internazionali. Tuttavia, quello sull’eutanasia legale fu dichiarato “inammissibile”. E’ stata un scelta politica travestita da tecnicismo giuridico. Lo ribadisco con fermezza.
E allora, di fronte a questo scenario fatto di ipocrisia e inerzia governativa, resta una domanda scomoda ma inevitabile: quante lune dovranno ricorrersi ancora nel cielo prima che lo Stato comprenda che rispettare la laicità non significa negare la fede, ma garantire a tutti (credenti e non credenti) il diritto all’autodeterminazione? Cioè, libertà di scegliere sul proprio corpo per essere “Liberi fino alla fine”? 

27 Giugno 2025 0 Commento
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Politica

PER I CAPITALISTI BASTA IL PROFITTO, TUTTO IL RESTO NON CONTA

di Michele BLANCO 23 Giugno 2025
Scritto da Michele BLANCO

Nel mondo contemporaneo ben sappiamo che senza freni «il capitalismo, per proliferare, ha bisogno di sfruttare sempre nuovi territori in cui poter espandersi, ma poi, come succede ai parassiti che non possono alimentarsi senza distruggere le condizioni della propria sopravvivenza, non appe-na realizza l’obiettivo, esaurisce anche la fonte del proprio nutrimento» (in R. Luxemburg, ed. or. 1913, L’accumulazione del capitale: contributo alla spiegazione economica dell’imperialismo, Torino, Einaudi, 1968). Le gravissime emergenze ambientali e sociali, ma non solo, ci dimostrano come l’analisi del capitalismo parassitario fatta da Rosa Luxemburg sia stata più che profetica e, purtroppo, a distanza di un secolo attualissima.

Infatti solo con la minacciata chiusura dall’ Iran dello stretto di Hormuz è cominciato un nuovo rincaro dei carburanti e delle bollette energetiche. Gli speculatori sono pronti a farci pagare al massimo prezzo possibile carburanti, gas e elettricità.

Come è già accaduto con le sanzioni imposte dagli Usa alla Russia, con noi italiani ed europei ad ubbidire supinamente alle imposizioni USA con la baronessa Ursula von der Leyen e Mario Draghi a trasmetterci gli ordini di Biden prima e trump ora. Gli ordini degli USA,nostri “alleati”, che ci hanno vincolato ad acquistare da loro a prezzi enormemente superiori il gas che la Russia ci vendeva a prezzi di favore.

Come con la minaccia dei dazi, che non sono ancora certi ma tutto dipende dall’ondivago ultramiliardario Trump che sta calcolando cosa conviene a lui e alle sue società, ma certamente, con i leader italiani e europei che ci ritroviamo, acquisteremo a caro prezzo armi da lui, accetteremo sempre piu stupidamente di importare i loro insani prodotti alimentari anche se non rispettano le normative UE.

Ci ritroveremo certamente costretti ad essere invasi da prodotti di scarsissima qualità e geneticamente modificati.

Le questioni relative alla recente storia dell’Ucraina ci insegnano che dal colpo di Stato di Maidan, finanziato e diretto dagli Usa, i filostatunitensi, come l’attuale presidente ucraino, si impossessarono del Paese, concessero tutte le risorse agricole ucraine alle società del figlio di Biden.

I loro amici europei hanno già pronti i piani di ricostruzione dell’Ucraina, che vorrebbero gestire loro con fondi black Rock ed a spese degli ucraini, Trump permettendo.

Ora Trump, che non ha ancora risolto la guerra, ma ha già avuto comunque la concessione da Zelensky delle terre rare, che da patrimonio del popolo ucraino saranno regalate alle società statunitensi e ai miliardari, Trump compreso, che le controllano.

Le varie amministrazioni statunitensi sia democratiche che repubblicane agiscono con gli stessi metodi della mafia, con cui Trump dimostra di avere grande dimestichezza, che impone il pizzo, prende per la gola la vittima, impone le sue condizioni, dove acquistare ed a che prezzo, ed alla fine si impossessa di tutto.

Perché questi mafiosi “hanno argomenti per convincere che non possono rifiutare”.

In questo contesto prepariamoci a pagare a caro prezzo la prossima crisi energetica.

23 Giugno 2025 0 Commento
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Politica

CHI METTE IN PERICOLO LA CONVIVENZA CIVILE TRA I POPOLI

di Michele BLANCO 20 Giugno 2025
Scritto da Michele BLANCO

Benjamin Netanyahu, un vero e proprio criminale e terrorista che come primo ministro governa Israele, è riuscito per mesi a rinviare la sua fine politica con l’unico criminale, ingiusto, terribile e pericolosissimo sistema che conosce: la guerra, le false notizie e l’odio. 

Solo che è ora chiaro a tutti che si tratta della sua guerra privata, ignobilmente e falsamente fatta passare come “legittima difesa contro l’Impero del Male degli ayatollah”, visto che è chiaramente dimostrato che l’Iran non ha nessuna bomba atomica come, al contrario, Israele, che ne ha minimo 70 ma, probabilmente, anche di più di tali micidiali e terribili ordigni. Questo vero e proprio criminale ricercato dalla Corte Penale Internazionale per crimini contro l’umanità, in appena 20 mesi ha aperto, senza che nessuno lo fermasse, ben sette fronti di guerra: Gaza, Cisgiordania, Iran, Libano, Siria, Iraq, Yemen. Ma nessuno dei suoi “democratici” alleati, a parte le false condanne a parole, ha fatto nulla per fermarlo o quantomeno effettivamente prenderne le distanze. La frase ormai stantia dell’aggressore e dell’aggredito vale per la Russia e l’Ucraina, ma purtroppo, non per Israele e i suoi vicini continuamente aggrediti, con decine di migliaia di persone letteralmente massacrate, come è accaduto e accade ora a Gaza. In un mondo normale Israele avrebbe subìto sanzioni forti giuste e giustificate, ma al contrario le cosiddette “democrazie” lo riforniscono di armi micidiali.

I mass media, telegiornali e stampa, ci ricordano che Israele è alleato di Usa e Unione Europea, ma allora noi che facciamo permettiamo a Israele di violare i diritti umani fondamentali e di massacrare con le armi che ingiustamente gli forniamo centomila palestinesi indifesi, come libanesi, yemeniti, siriani, iraniani, arabi, etc?

Per il resto del mondo, la stragrande maggioranza della popolazione mondiale, siamo complici dei crimini di Netanyahu e Israele.

Sia per gli USA che per l’Unione Europea la vera minaccia viene da Israele, che ci mette giustamente contro il Medio Oriente, il Nordafrica e tutto il resto del mondo. Se avessimo ministri degli esteri capaci (noi abbiamo Tajani, che, come dovrebbe essere noto a tutti, è assolutamente incompetente oltre che incapace), dovremmo interrompere ogni rapporto con Tel Aviv almeno finché sarà governato dal criminale terrorista Netanyahu.

Tutte le nazioni del mondo dovrebbero essere coinvolte in un negoziato globale che faccia finire questa vera e propria “guerra mondiale a pezzi” prima che sia troppo tardi.

L’Italia, fin dagli anni 70, si era costruita un ruolo di ponte fra l’Occidente e il mondo arabo.

Sarebbe ora che persone preparate e competenti si occupino della politica estera, anche italiana, per far cessare questi inutili e disumani massacri, per ottenere giustizia e una possibilità di pace e di una vita normale per tutti i popoli del Medio Oriente, in primis per i Palestinesi.

20 Giugno 2025 0 Commento
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Politica

CHI METTE IN PERICOLO LA CONVIVENZA CIVILE TRA I POPOLI

di Michele BLANCO 20 Giugno 2025
Scritto da Michele BLANCO

Benjamin Netanyahu, un vero e proprio criminale e terrorista che come primo ministro governa Israele, è riuscito per mesi a rinviare la sua fine politica con l’unico criminale, ingiusto, terribile e pericolosissimo sistema che conosce: la guerra, le false notizie e l’odio. 

Solo che è ora chiaro a tutti che si tratta della sua guerra privata, ignobilmente e falsamente fatta passare come “legittima difesa contro l’Impero del Male degli ayatollah”, visto che è chiaramente dimostrato che l’Iran non ha nessuna bomba atomica come, al contrario, Israele, che ne ha minimo 70 ma, probabilmente, anche di più di tali micidiali e terribili ordigni. Questo vero e proprio criminale ricercato dalla Corte Penale Internazionale per crimini contro l’umanità, in appena 20 mesi ha aperto, senza che nessuno lo fermasse, ben sette fronti di guerra: Gaza, Cisgiordania, Iran, Libano, Siria, Iraq, Yemen. Ma nessuno dei suoi “democratici” alleati, a parte le false condanne a parole, ha fatto nulla per fermarlo o quantomeno effettivamente prenderne le distanze. La frase ormai stantia dell’aggressore e dell’aggredito vale per la Russia e l’Ucraina, ma purtroppo, non per Israele e i suoi vicini continuamente aggrediti, con decine di migliaia di persone letteralmente massacrate, come è accaduto e accade ora a Gaza. In un mondo normale Israele avrebbe subìto sanzioni forti giuste e giustificate, ma al contrario le cosiddette “democrazie” lo riforniscono di armi micidiali.

I mass media, telegiornali e stampa, ci ricordano che Israele è alleato di Usa e Unione Europea, ma allora noi che facciamo permettiamo a Israele di violare i diritti umani fondamentali e di massacrare con le armi che ingiustamente gli forniamo centomila palestinesi indifesi, come libanesi, yemeniti, siriani, iraniani, arabi, etc?

Per il resto del mondo, la stragrande maggioranza della popolazione mondiale, siamo complici dei crimini di Netanyahu e Israele.

Sia per gli USA che per l’Unione Europea la vera minaccia viene da Israele, che ci mette giustamente contro il Medio Oriente, il Nordafrica e tutto il resto del mondo. Se avessimo ministri degli esteri capaci (noi abbiamo Tajani, che, come dovrebbe essere noto a tutti, è assolutamente incompetente oltre che incapace), dovremmo interrompere ogni rapporto con Tel Aviv almeno finché sarà governato dal criminale terrorista Netanyahu.

Tutte le nazioni del mondo dovrebbero essere coinvolte in un negoziato globale che faccia finire questa vera e propria “guerra mondiale a pezzi” prima che sia troppo tardi.

L’Italia, fin dagli anni 70, si era costruita un ruolo di ponte fra l’Occidente e il mondo arabo.

Sarebbe ora che persone preparate e competenti si occupino della politica estera, anche italiana, per far cessare questi inutili e disumani massacri, per ottenere giustizia e una possibilità di pace e di una vita normale per tutti i popoli del Medio Oriente, in primis per i Palestinesi.

20 Giugno 2025 0 Commento
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Politica

IL TRADIMENTO DEGLI IDEALI EUROPEI

di Michele BLANCO 19 Giugno 2025
Scritto da Michele BLANCO

L’Unione Europea prospettata nel “Manifesto di Ventotene”, come voluta da Altiero Spinelli e che doveva essere ispirata alla Pace, di certo oggi non esiste più, probabilmente non è mai esistita, almeno come l’Europa dei popoli. Questa magnifica idea d’Europa stride profondamente con il sostegno incondizionato e guerrafondaio dato agli attacchi indiscriminati fatti da Israele, oltre al palese genocidio del popolo Palestinese, e all’Ucraina, nazione dove 12 partiti d’opposizione sono fuorilegge e il sistema politico non dà nessuna garanzia di essere democratico. Piuttosto tale sostegno è una guerra indiretta contro la Federazione Russa da parte dell’Unione Europea su direttiva della passata amministrazione degli Stati Uniti d’America. Ma questa guerra è nelle mani di euroburocrati che, solo per proprio tornaconto e ricerca di premi in denaro, si riuniscono sotto il comando di una nazione, il Regno Unito, che ha apertamente ripudiato l’Europa unita fuoriuscendone con un referendum ed ora, mettendosi a capo di tutti i Paesi europei, vorrebbe portarci tutti in guerra per realizzare un obiettivo, quello di distruggere la Russia per smembrarla in tanti piccoli Stati e staterelli che siano vassalli, per poterne depredare le sue immense e incalcolabili risorse.

Le elites europee, immemori delle catastrofi verso cui sono andati incontro tutti coloro che hanno tentato per secoli di conquistare i territori russi, oggi vorrebbero di nuovo attaccare la Russia portando di conseguenza, ancora una volta, guerra e distruzione in Europa.

La cosa importante da notare è che questa guerra la vogliono tutti coloro che parlano di Libertà e di Democrazia. Ma si comportano come oligarchi, guerrafondai, autoritari, e antipopolari.

Il problema fondamentale è che l’Europa della “baronessa” von der Leyen potrebbe portare verso la guerra con la Russia e vuole riarmarsi senza avere mai tentato di negoziare con Putin.

In questo contesto la stragrande maggioranza dei cittadini italiani ed europei sono assolutamente contrari alla guerra, ai genocidi e all’aumento inaudito delle spese militari, preferendo in modo assoluto l’aumento delle spese in sanità, istruzione e sociali, ma i governanti europei e italiani fanno l’esatto contrario, tagliano le spese sociali e aumentano sconsideratamente le inutili spese militari.

Bisogna opporsi fermamente al riarmo dell’Europa che non ha mai voluto avviare negoziazioni e non vuole la pace. Non c’è difesa europea possibile senza una pace vera e duratura. Non c’è Unione Europea senza la democrazia e il voto dei cittadini europei su tutte le questioni importanti. Non esiste una Unione Europea senza la cooperazione tra tutti i popoli del mondo che porti alla pace e al benessere sociale ed economico di tutte le persone.

19 Giugno 2025 0 Commento
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Politica

I VASSALLI SONO NUDI

di Pino D'ERMINIO 18 Giugno 2025
Scritto da Pino D'ERMINIO

È arcinota la fiaba di Hans Christian Andersen “I vestiti nuovi dell’imperatore”, in cui un imperatore particolarmente vanitoso cade nell’imbroglio di due compari, che fingono di confezionargli dei vestiti bellissimi con un tessuto pregiatissimo, che ha la proprietà di risultare invisibile agli stolti. Naturalmente l’imperatore ed i cortigiani non vedono un bel nulla indosso all’imperatore, ma nessuno si azzarda a dirlo, incluso l’imperatore, per non passare da stolto, finché la verità non viene svelata da un bambino. La favola, che mette in burla la vanità dell’imperatore e la piaggeria dei cortigiani, può essere adattata, ribaltando i ruoli, al recente vertice in Canada dei cosiddetti G7, dove la “G” sta per “grandi”, che andrebbero piuttosto rinominati G1+V6, ovvero, il “grande” Trump, più sei paesi vassalli (Giappone, Canada, Regno Unito, Germania, Francia ed Italia). Ad apparire nudi sono i sei vassalli, la cui inconsistenza è svelata dallo stesso imperatore, che prova un particolare piacere nello svalutare chi gli regge lo strascico, per innalzare se stesso. 

Il vertice canadese doveva durare tre giorni ed a margine sono stati invitati i capi di altri 8 paesi, ma Trump dopo un giorno e mezzo si è stufato ed ha mollato tutti, perché a suo dire aveva cose più importanti da fare. Il boriosissimo Macron ha cercato di giustificare l’abbandono dell’imperatore, dichiarando che Trump stava negoziando un cessate il fuoco tra Israele e Iran. Mal gliene incolse. Piuttosto scocciato Trump ha scritto sul suo profilo X che Macron, «in cerca di fama, […] sbaglia sempre le cose». E Macron? Muto, ça va sans dire.

Non migliore figura ha fatto Starmer, primo ministro del Regno Unito, in occasione della firma del nuovo accordo commerciale USA-UK. Di fronte ad una selva di telecamere, Starmer si è precipitato a raccogliere da terra i fogli dell’accordo caduti di mano a Trump e si è sperticato nell’elogiare il nuovo accordo. Di che gioisce? Ha accettato che le merci britanniche paghino un dazio del 10%, mentre quelle statunitensi solo dell’1,8% (in precedenza era del 5,1%). Ciliegina sulla torta, Trump nel salutarlo lo ha definito primo ministro dell’Unione europea.

Come ignorare il “bilaterale” Trump-Meloni. Nella foto diffusa dai media, i due sono seduti su una panca e Meloni si protende verso un Trump in atteggiamento di ascolto. Sembra la scena di una confessione. Come in confessione, è rimasto segreto cosa si siano detti e neanche si sa quanto sia durato il “bilaterale”. Chissà se Meloni ha recitato un mea culpa. Per l’Italia l’interscambio di beni con gli USA è di rilevante valore economico; infatti, nel 2024 il nostro saldo è stato positivo per 38,9 miliardi di euro, a fronte di un saldo negativo con i paesi UE di 11,6 miliardi di euro e positivo con il resto del mondo di 4,3 miliardi di euro.

Una ridefinizione dei rapporti di scambio come quella USA-UK danneggerebbe in modo importante l’economia italiana. Purtroppo Ursula von der Leyen sta già straparlando di un accettabile dazio al 10% sulle esportazioni europee negli USA, per pudore non si è espressa su quale aliquota applicheremmo noi sulle merci statunitensi; ma von der Leyen ci rassicura: se Trump dovesse pretendere troppo, sotto il tavolo dei negoziati lei ha pronto addirittura un bazooka. Ha detto proprio un bazooka, che non rivela come sia fatto. Sagace mossa psicologica per intimidire gli yankee!

18 Giugno 2025 0 Commento
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Politica

CHE LA PACE SIA DAVVERO CON TUTTI

di Domenico PALAZZO 18 Giugno 2025
Scritto da Domenico PALAZZO

Nel mondo cattolico, “che la pace sia con voi” è la formula che accompagna il momento che precede la lettura del Vangelo, un invito solenne alla riconciliazione. Molti lettori la ricorderanno con chiarezza, pronunciata in chiesa come augurio e promessa. Ma oggi, in un mondo lacerato da guerre sempre più brutali e da un’assuefazione crescente alla violenza, quelle parole suonano quasi fuori posto, fragili. Parlare di pace può sembrare un gesto ingenuo, addirittura inopportuno. E invece è proprio oggi che la pace è più che mai necessaria, urgente, ma soprattutto giusta: non un silenzio imposto dalle armi, non una tregua sopra le rovine dell’umanità, ma un percorso di verità, giustizia e riconoscimento reciproco.

Lo gridano le immagini che ci giungono ogni giorno da Gaza, dove i bombardamenti israeliani hanno ucciso oltre 35 mila persone, più della metà donne e bambini. Lo urla il dramma dell’Ucraina, dove due eserciti si affrontano su una terra devastata, in un conflitto che l’Occidente continua ad alimentare con armi e retorica. E lo testimonia anche l’Iran, teatro di un autoritarismo che schiaccia ogni dissenso, con i bombardamenti da parte di Israele che rischiano di incendiare l’intero Medio Oriente se non il mondo intero. 

In questo scenario cupo, le parole del cardinale Matteo Zuppi risuonano con forza: “La pace non è solo l’assenza di guerra, è la costruzione della giustizia. E non ci sarà giustizia se non riconosceremo tutti come uguali”. Un principio semplice, ma rivoluzionario. 

Oggi l’eguaglianza è la grande assente. Lo è nei rapporti internazionali, dove il diritto sembra valere solo per alcuni. Lo è nella narrazione mediatica, che distingue vittime “di serie A” e “di serie B”. Lo è nella politica, dove prevale la logica del nemico, dell’emergenza, del nemico da colpire.

Lo sanno bene anche i leader di Alleanza Verdi e Sinistra, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, che da mesi invocano un cambio radicale di rotta. “Chiedere il cessate il fuoco immediato a Gaza non è equidistanza – ha dichiarato Fratoianni – è il minimo umano e politico che si possa fare davanti al massacro di civili. Non si può invocare la pace senza denunciare i crimini, senza riconoscere il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione”. Bonelli aggiunge: “L’Italia dovrebbe stare dalla parte del diritto internazionale, non diventare complice di chi lo calpesta. La pace si costruisce solo se si smette di armare i conflitti”.

Questa visione mette al centro un principio spesso sacrificato: la responsabilità collettiva. Non esiste pace che si possa costruire a colpi di droni, né sicurezza che si possa garantire con i missili. Continuare a parlare di “guerre giuste” o “interventi necessari” significa alimentare una spirale che cancella l’umanità, rende ciechi al dolore degli altri e prepara nuove vendette.

L’eguaglianza non è solo un concetto astratto. È ciò che ci costringe a guardare il bambino palestinese e quello ucraino con gli stessi occhi, a riconoscere la madre iraniana che piange il figlio giustiziato come nostra sorella. È ciò che ci impone di chiedere conto a chi oggi ha il potere di fermare le guerre ma sceglie l’inazione o, peggio, il profitto. Perché il mercato delle armi non conosce tregua, e mentre si afferma che “non c’è alternativa”, i bilanci militari crescono, i corridoi umanitari si chiudono, i corpi si accumulano.

Parlare di pace oggi sembra una mera utopia ma non c’è nulla di più lucido, di più urgente e razionale del rifiuto della guerra come strumento politico. È una posizione profondamente necessaria, perché guarda lontano, oltre il fumo delle bombe e i confini nazionali. È una posizione che rifiuta l’ipocrisia di chi piange per i morti da una parte, ma tace quando i cadaveri non servono la propaganda.

In fondo, la domanda che dovremmo farci è molto semplice: quale mondo stiamo costruendo? Quali valori vogliamo trasmettere? Se il nostro silenzio copre le grida dei bambini sotto le macerie, se il nostro equilibrio diplomatico è pagato con sangue innocente, se la nostra neutralità diventa complicità, allora non stiamo costruendo pace, ma solo un’altra forma di dominio.

Primo Levi scriveva, pensando alla sua esperienza ad Auschwitz: “Voi che vivete sicuri / nelle vostre tiepide case, / voi che trovate tornando a sera / il cibo caldo e visi amici: / considerate se questo è un uomo.”

Oggi, cosa direbbe Levi davanti al volto sfigurato di un bambino palestinese? Cosa scriverebbe dopo aver visto le file di bambini ucraini mutilati, i corpi insepolti di Rafah, le proteste represse in Iran, i palazzi distrutti a Tel Aviv? A chi dedicherebbe la sua poesia se non a quei corpi dimenticati, a quei volti senza nome, che gridano ancora: se questo è un uomo?

Non possiamo sapere con certezza cosa direbbe Levi, ma possiamo – dobbiamo – provare a rispondere a quella domanda. Perché la memoria non basta più. Serve coraggio. Serve empatia. Serve una politica che torni a scegliere la vita.

18 Giugno 2025 0 Commento
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Sociale

SARÀ MAI POSSIBILE IN ITALIA UNA FORMA DI REALE DI MERITOCRAZIA?

di Michele BLANCO 17 Giugno 2025
Scritto da Michele BLANCO

La domanda su questo tema di fondamentale importanza in una nazione dove all’articolo 34 della Costituzione Italiana si stabilisce programmaticamente che: “i capaci e meritevoli anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”.

Questo articolo della nostra Costituzione afferma, in modo chiaro e inequivocabile, che i più alti gradi d’istruzione devono essere raggiungibili, non solo dai più meritevoli, ma compito importante del legislatore democratico deve essere quello di abbattere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono uguaglianza sostanziale e pari opportunità nel raggiungere tali importanti traguardi.

Un dato oggettivo che tutti conosciamo è che nessuno può scegliere se nascere uomo o donna, ricco o povero, in Svezia o in Somalia, quindi fin dalla nascita ci sono più o meno persone fortunate.

Il filosofo politico liberale John Rawls, a questo proposito, nel suo celebre libro Una teoria della giustizia, afferma che la vita delle persone è fortemente influenzata dalla “lotteria sociale” cioè da tutti quei fattori assolutamente arbitrari che, come primo elemento, sono: le contingenze familiari e sociali, cioè nascita e classe sociale della famiglie d’origine.

A questo si deve aggiungere che esiste anche una “lotteria naturale” che assegna talenti e capacità intellettive differenti tra le persone e ancora una volta non siamo noi a poter scegliere.

Diventa ben chiaro che è assolutamente difficile stabilire un merito o presunto tale, quando non c’è una equa uguaglianza di opportunità, un piano di uguaglianza iniziale, un metro di reale e oggettiva giustizia.

Anche se ognuno, nel corso della vita, ha la possibilità di sviluppare capacità e quei meriti allo stesso modo di altri più “fortunati” in queste lotterie ma, ovviamente questo, a chi nasce in condizioni di non particolare fortuna, costerà uno sforzo e impegno sicuramente più grande. Aggiungiamoci che questi sforzi sono difficilissimi da capire, per chi nasce in condizioni economiche, sociali e di prestigio maggiori, che magari ha ottenuto tante cose facilmente, senza nessuno sforzo e sacrificio.

Questa “gara”, oggettivamente e drammaticamente, è difficile per chi parte da oggettive condizioni di svantaggio.

Se volessimo restringere il campo della meritocrazia all’università italiana la situazione e la lotta si fa ancora più difficile diventando quasi impossibile per tantissime persone, anche se serie, studiose, preparate e con tantissime pubblicazioni di carattere scientifico e internazionali. Ovviamente non tutte le università sono uguali già per suddivisione giuridica tra pubbliche statali, private e telematiche, non tutte hanno lo stesso metro di insegnamento e valutazione, lo stesso peso delle attività didattiche, le stesse tasse, anche se poi il titolo che si consegue, non si capisce il perché, ha lo stesso peso è “equipollente”. Tanto che nei concorsi pubblici sì, sono tutti uguali.

Moltissimi in questi ultimi anni usufruiscono di queste nuove possibilità, con l’attribuzione, in alcuni casi, di competenze che vengono certificate on line e dietro pagamento.

Ma le questioni del merito nel particolare mondo accademico diventano molto ardue da capire, per chi non conosce i meccanismi che lo caratterizzano, e da affrontare. Questo vero e proprio “mondo” chiuso certamente più di altri ambienti lavorativi, dove lo stesso docente tenuto anche a giudicare, può ancora essere assunto per semplice cooptazione, familismo, nepotismo e baronato, tutte forme che potrebbero anche selezionare persone e figure valide, ma siamo sicuri che queste scelte siano fatte scegliendo le persone più valide?

La stessa Abilitazione Scientifica Nazionale che si basa per la prima parte su dati scientifici oggettivi, come pubblicazioni e altri titolo di merito, nella seconda fase decide, in modo insindacabile, la commissione, che spesso emette giudizi assolutamente non scientifici e addirittura rasentando il ridicolo con riferimenti che fanno pensare all’ignoranza dei componenti stessi della commissione, anche se professori ordinari, oppure, forse più probabilmente, alla malafede di questi componenti le commissioni.

Ma comunque sia non viene mai assolutamente presa in considerazione “l’equità di sforzo” come nemmeno “la uguale possibilità di…”, come è scritto vanamente sulla carta costituzionale.

Sembra che sia sempre tutto in regola, infatti si bandiscono concorsi, si stilano requisiti, profili e commissioni spesso tutto costruito, prefabbricato sulla persona che già si ha in mente di assumere, quando già non contrattualizzata con borse di ricerca e in piena attività nella sede dove si fa il concorso.

In Italia ci sono stati innumerevoli scandali denominati “parentopoli”, in università come in tutti gli altri enti pubblici o assimilati ma, anche qui è difficile dall’esterno valutare i legami reali ad esempio ci sono cognomi da nubili o perché in cascata, sistemati coniuge e figli, si passa e il metodo si estende anche ai parenti acquisiti: generi o nuore, ecc…

Qualcuno potrebbe obiettare che con la legge Gelmini nella quale è vietata la presenza tra i docenti fino al quarto grado, o i “codici etici”. Ma non si sa come ma molti parenti, figli ed altri famigliari lavorano nelle stesse università.

Quindi le ristrette caste, l’élite, la classe, le persone non cambiano, perché a decidere chi deve fare cosa, sono sempre immancabilmente le stesse persone, appartenenti alle stesse ristrette amicizie e solidali tra loro.

Ma è molto probabile che esistano persone studiose, meritevoli, capaci, forse anche più valide, anche fuori da questi schemi. Nella realtà molti giovani o anche meno giovani, che per anni e anni hanno studiato, pubblicato, su riviste scientifiche, libri cercando di mettere a frutto i loro talenti ed essere solo sfruttati e non essere minimamente riconosciuti nel loro oggettivo valore. Quasi tutti hanno rinunciato, con l’unica prospettiva quella di emigrare all’estero o cambiare completamente obiettivo lavorativo, si definiscono come “burnout”, letteralmente “si sono bruciati”, hanno consumato le loro aspettative, si sono stancati e disillusi se ne sono stati costretti ad andarsene.

E questo non vale solo per quanto riguarda il personale docente nelle università ma, anche per tutte le altre categorie di personale molto specializzato e qualificato, funziona allo stesso modo.

Gli stessi politici che, in continuazione, fintamente si lamentano della emigrazione di cervelli hanno nel loro entourage politico o professionale corrotti e concussi, sono sempre loro quelli che hanno permesso concorsi vinti con lauree falsificate, consulenti super pagati privi delle adeguate competenze e conoscenze ma, che servono come utile, quando indispensabile merce di scambio.

Enti, municipalizzate, o società in house costruite apposta per avere un bacino su cui fare affidamento, il tutto con soldi pubblici, soldi della collettività.

Anche in questo caso non ci riferiamo solo a figure apicali o dirigenziali ma, anche di assunzioni di persone legate alle conoscenze famigliari e personali utili per ottenere in cambio di altri favori.

Tutti, o nella maggior parte, hanno tollerato, quando non praticato apertamente corruzione, clientelismo, raccomandazioni implicite o esplicite.

Nel nostro Paese emerge solo “la punta di un iceberg” che nasconde un numero di infinite e enormi ingiustizie, perché questi piccoli esempi, peraltro emersi spesso dalla cronaca in questi anni, non sono nulla in confronto con la realtà consolidata di lustri, decenni, in cui tali pratiche sono state la semplice normalità.

Tutto questo senza che nessuno si sia opposto, il fenomeno ha continuato a pervadere nella nostra società con continuità le ingiustizie sono la normalità quotidiana. Seppure questa problematica sia a tutti ampiamente nota, troppi sono i casi che restano nascosti anche a causa del cattivo funzionamento dei mass media e di una “giustizia insabbiatrice”. 

In molti casi scoperti sono rimasti impuniti, in attesa della prescrizione.

Il problema esiste ed è estremamente radicato, ma nessuno pensa di provare a risolverlo. Probabilmente si tratta di “una questione culturale”, fortemente consolidata nella nostra società, prima ancora che di mancanza di volontà.

In realtà anche l’opinione pubblica sembra avere ad oggi quasi, inconsciamente, accettato queste dinamiche come facenti parte del sistema, quasi una prassi, uno standard per cui inamovibili, insuperabili.

In Italia sembra che sia totalmente smarrito l’ideale del merito, per il raggiungimento di un certo risultato ottenuto con sacrificio.

Probabilmente non esiste, a parte il solo richiamo verbale, un criterio meritocratico, ma tutto dipende da una élite inamovibile, ormai da generazioni, di una lobby privilegiata e composta da privilegiati, che grazie all’appartenenza famigliare ad uno status sociale o conoscenze (nepotismo e in senso allargato clientelismo) o di casta economica (oligarchia) o grazie al suo potere politico, monopolizzi l’accesso allo studio, alla ricerca, al lavoro.

In una nazione che voglia essere realmente democratica, e rispettosa dei principi scritti nella sua Costituzione, ci vorrebbe un cambiamento di sistema. Bisogna cercare di premiare l’elevato quoziente intellettivo e lo sforzo, l’impegno profuso, un sistema di valutazione chiaro e oggettivo, che tenga conto della esperienza e delle competenze, l’utilizzo di strumenti di misurazione imparziali, e che non siano influenzati da fattori esterni.

Ma, è meglio che si consideri lo stesso termine “meritocrazia”, questo è un neologismo creato nel 1958 dal laburista sociologo britannico Michael Young, che nel romanzo distopico “L’avvento della meritocrazia” la descrive come: «Il sistema di valori che premia l’eccellenza di un individuo indipendentemente dalla sua provenienza». O ancora: «Gli uomini, dopotutto, si distinguono non per l’uguaglianza ma per l’ineguaglianza delle loro doti». Per proseguire: «Se valutassimo le persone non solo per la loro intelligenza o la loro efficienza, ma anche per il loro coraggio, per la fantasia, la sensibilità e la generosità».

Indicando quindi, una forma di governo democratico nella quale la posizione sociale di un individuo viene determinata dalla sua attitudine e capacità al lavoro oltre che dalle sue doti personali.

La formula di M. Young per descrivere la meritocrazia è: M = IQ + E

Ovvero la meritocrazia è la sommatoria tra intelligenza e energia.

Lo scopo reale dell’autore in questo libro era quello di mettere in guardia la politica inglese dell’epoca dai rischi e dalle derive di una società sempre più managerializzata in cui l’unico criterio di distribuzione delle cariche è il merito. Young sapeva benissimo che spesso il “medoto meritocratico” non premiava effettivamente chi lo meritava davvero.

Nella scuola, nelle università, sul lavoro, è giusto riconoscere e premiare il merito, occorre però sempre avere in mente il giusto equilibrio nello stabilire i confini tra merito e rispetto del principio irrinunciabile di garantire a tutti uguali opportunità, soprattutto in una società dove prevale il falso merito, come spesso è accaduto.

Il compito essenziale è quello di cercare di ridurre le disuguaglianze dovute alle, sempre più diffuse ed eccessive, differenze di reddito per la provenienza famigliare e che si possa garantire finalmente la fine di discriminazioni fondate su criteri arbitrari, che oggi sono quelle maggiormente utilizzate nel nostro Paese, quali il sesso, la razza e le origini, o, soprattutto, le appartenenze sociali.

17 Giugno 2025 0 Commento
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Politica

WASHINGTON E TEL AVIV SONO CORRESPONSABILI

di Michele BLANCO 14 Giugno 2025
Scritto da Michele BLANCO

L’attacco all’Iran della notte tra il 12 e il 13 giugno 2025 è stato concordato tra Trump e Netanyahu. Tutto nell’assoluta impotenza dell’Europa.

Il rischio evidente è che pian piano vengono tolti tutti gli impedimenti ad una possibile guerra atomica. Infatti il regime di non proliferazione nucleare stabilito dal Trattato del 1970 (Tnp) e costruito pazientemente dalle diplomazie mondiali nei decenni successivi alla Guerra fredda, viene messo in discussione dall’attacco israeliano.

Israele ha commesso una gravissima violazione di tale trattato, infatti bombardando le installazioni nucleari civili di uno Stato parte dell’accordo Tnp, posto sotto il controllo dell’Agenzia Atomica di Vienna (Aiea), Netanyahu ha violato contemporaneamente il diritto internazionale, cosa che fa impunito da tempo, la Carta Onu e ogni principio di proporzionalità. Con il suo attacco a uno Stato sovrano ha fornito all’Iran la giustificazione giuridica perfetta per ritirarsi dal patto di non proliferazione nucleare (Tnp) e sviluppare armi nucleari nel rispetto totale delle leggi e della legalità internazionale. Infatti l’articolo 10 del Tnp permette il ritiro dall’accordo quando “eventi straordinari abbiano messo in pericolo gli interessi supremi” di uno Stato sovrano. Gli attacchi israeliani sono in assoluto l’evento più straordinario, trattandosi di un attacco militare. Nella storia ricordiamo che la Corea del Nord invocò lo stesso articolo nel 2003 per molto meno, tre anni dopo aveva la bomba atomica, in regime di assoluta legalità internazionale perché non si è mai riusciti a proibire l’atomica. Ovviamente andrebbe proibita per tutti gli Stati senza nessuna eccezione, a partire dall’unica nazione che l’ha utilizzata per uccidere civili innocenti: 300 mila circa.

L’Iran può oggettivamente menzionare un ingiustificato e pesante attacco militare contro la sua sovranità territoriale e le sue installazioni militari, che ricordiamolo, sono assolutamente legali. Netanyahu ha appena permesso all’Iran la possibilità assolutamente legale di costruire tutte le armi nucleari che vuole. Gli Stati Uniti, sempre più privi di bussola, si sono resi complici, oltre che del genocidio del popolo Palestinese, di questa incredibile catastrofe diplomatica. La dichiarazione del Segretario di Stato USA Rubio di “non essere coinvolti” nell’attacco è una colossale bugia: Israele non può operare senza il consenso americano, gli stessi aerei da guerra, forniti dagli Stati Uniti, non possono nemmeno decollare senza il permesso degli statunitensi. Ovviamente gli americani pensano che siamo tutti come la baronessa Ursula von der Leyen dei poveretti che si bevono tutte le sciocchezze che ci dicono. Ma tutti noi ricordiamo la minaccia di Trump di attacchi sempre “più brutali” se l’Iran non firmerà l’accordo nucleare che lui voleva. Ecco la vera strategia statunitense: costringere con la forza l’Iran a firmare un accordo che da adesso in poi non dovrà, non potrà e non vorrà più firmare. Se l’Iran dovesse cedere all’ultimatum militare sui negoziati, si creerebbe un precedente nella politica internazionale veramente terribile e terrificante: qualsiasi Stato nucleare potrà bombardare gli altri Stati che non hanno deterrenza nucleare per ottenere qualsiasi tipo di concessione politica o economica o commerciale.

Quale fiducia potranno più avere gli Stati non nucleari in un trattato che non è riuscito a proteggerli dall’aggressione militare proprio mentre rispettavano tutti i loro obblighi internazionali?

L’Iran, nonostante tutte le controversie degli ultimi anni, sarebbe certamente rimasto vincolato al regime di salvaguardia dell’Agenzia atomica. La bomba atomica era stata oggetto di una fatwa lanciata dall’Āyatollāh Ruḥollāh Moṣṭafāvī Mōsavī Khomeynī sua guida suprema e da tutti suoi leader supremi che si sono susseguiti dopo la motre di Khomeyni. I suoi impianti di arricchimento erano sottoposti a continue e reiterate ispezioni internazionali. I suoi scienziati lavoravano in un contesto assolutamente legale, anche se difficile per le sanzioni occidentali, mai fatte nei confronti di Israele che si dice abbia 90 bombe atomiche senza avere mai rispettato le leggi che gli impedivano di costruirle. Gli israeliani hanno ucciso, assassinato, degli scienziati che lavoravano al nucleare civile, considerandolo un obiettivo militare, distruggendo, come hanno fatto a stile Gaza, una delle più importanti distinzioni del diritto internazionale. L’Europa, in modo vergognoso, sta accettando impotente al crollo di un suo capolavoro politico e diplomatico: L’accordo del 2015 che toglieva le sanzioni e reintegrava Teheran nel contesto internazionale. Questo accordo era stata una delle maggiori conquiste diplomatica dell’Unione europea, era il simbolo del multilateralismo europeo, una prova che l’Europa poteva finalmente essere un attore politico globale autonomo. L’accordo fu stracciato da Trump nel 2018, ma è rimasto in vigore dal lato europeo. Oggi, Francia, Germania e Regno Unito si limitano a timidi e inutili appelli alla “moderazione” mentre il loro capolavoro viene distrutto sotto i loro occhi.

Questa gravissima impotenza europea non è soltanto di strategia, è ormai esistenziale. Se l’Europa non riesce a difendere il multilateralismo democratico quando viene attaccato, non ha più nessuna ragione d’essere a livello di attore autonomo a livello internazionale. Non ci rendiamo conto della gravità degli attacchi israeliani sotto la tutela USA. Ci troviamo di fronte a un precedente terribile per una pacifica convivenza tra Stati liberi e indipendenti di provvedere al benessere dei propri popoli. Oggi se uno Stato può bombardare le installazioni nucleari civili, civili non militari, di un altro Stato senza conseguenze, il Trattato di non proliferazione nucleare è diventato inefficace e inutile. 

Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, paralizzato dai veti incrociati, sarà impotente come con la Corea del Nord. Il risultato di tutto  questo sarà una profonda spirale di proliferazione nucleare che coinvolgerà Arabia Saudita, Turchia, Egitto e altre nazioni nel mondo intero. L’incubo atomico, che abbiamo evitato per settant’anni, potrebbe diventare triste realtà. L’Iran ha ora 90 giorni per ritirarsi dal Tnp, e sarà giustificato perché è stato bombardato, il diritto internazionale lo stabilisce chiaramente. Un Iran nucleare non sarà più un “regime canaglia”, ma uno Stato sovrano legittimato ad avere le armi nucleari. Uno Stato che si difende da attacchi messi in atto da un aggressore impunito, in un mondo dove la forza bruta sembra avere sempre più, al momento, sostituito completamente le leggi del diritto internazionale.

Netanyahu e Trump sono i diretti responsabili, andrebbero fermati il prima possibile.

14 Giugno 2025 0 Commento
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