LE DONNE SONO TUTTE UGUALI

di Annamaria DI STASIO

Nella nostra società assistiamo quotidianamente ad una disparità di genere sul lavoro, ad esempio, attraverso trattamenti diversi e non solo economici. Se le lavoratrici sono portatrici di disabilità sì capisce subito che la loro vulnerabilità è maggiore rispetto alle colleghe normodotate.

Esse dovrebbero essere considerate come soggetti attivi da integrare nel contesto lavorativo e nella società. La prima cosa giusta sarebbe quella di rendere accessibile l’ingresso e la permanenza nel mondo del lavoro attraverso bandi per concorsi pubblici accessibili nei contenuti, attraverso l’abbattimento delle barriere architettoniche, attraverso la fornitura di libri dal contenuto accessibile, attraverso l’accoglimento di cani guida.

La minorazione, intesa come difficoltà, può essere causa di discriminazioni plurime (es.: donna, con disabilità, di colore ecc). Le donne disabili, spesso, sono viste come soggetti con corpo deforme, privo di sessualità a cui il rispetto non è dovuto e su cui si può legittimamente esercitare violenza. La disabile, a volte, non può nemmeno rendersi conto della violenza subita e l’accadimento viene fuori solo quando si manifesta lo stato interessante. Anche in quel caso, ella rimane svantaggiata perché non immagino davvero quante possano essere le sale parto attrezzate per le disabili, almeno in Italia. È per consuetudine che si considera la coniuge disabile scadente rispetto a quella normodotata perché portatrice di malattia che, con molta probabilità, trasferirà ai figli. Le mogli disabili, di solito, non vengono accompagnate agli Screening a scopo preventivo ed alle donne non vedenti viene negata l’adozione, anche se coniugate. La violenza in senso lato, molte volte, si consuma anche in casa dove le poverine non hanno via di scampo e dove esse stesse sono fonte di reddito sicuro per i familiari.

Ma queste donne particolari sentono dolore o subiscono traumi psicologici? Forse non se lo è domandato mai nessuno. La donna, in generale, è abituata al dolore a causa della sua natura biologica e nel caso delle disabili la cosa passa inosservata poiché non chiedono o non possono chiedere aiuto a nessuno.

A tutte queste donne va il mio affetto sincero

Autore

Potrebbe piacerti anche

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da parte di questo sito web.

?>