Entrare nell’ animo di un figlio che vede i genitori che litigano è difficile.
Perché egli difficilmente ne parlerà con altri.
Come si diceva una volta ” i panni sporchi si lavano in casa”.
Dovrebbe raccontare delle tante notti insonni, di quando stava adagiato sul suo lettino con gli occhi chiusi ma con le orecchie ben aperte, nell’ intento di ascoltare i discorsi dei suoi genitori provenienti dalla cucina.
Discorsi che lui conosce a menadito, perché sono sempre gli stessi.
Le solite ripicche, il rivangare un passato di torti subiti, tradimenti, inganni, bugie.
Discorsi che vorrebbe tanto fare a meno di sentire, ma invece sta lì ad ascoltare, pronto a scattare fuori dal letto appena sente che il tono delle voci diventa più accesso, più insistente.
Perché sa che presto cominceranno a volare schiaffi, calci e sputi.
E lui dovrà frapporsi fra di loro per separarli, per fare da scudo verso il più debole.
Un bimbo che cresce prendendosi addosso sputi e calci pur di difendere la madre innocente.
E quando sarà un po’ più grandicello, penserà di avere la forza necessaria per controbattere quel omone grande e grosso. E una notte ci riuscirà.
Lui, un ragazzino che pesa una piuma, riesce a sollevare l’omone da un quintale e lo sbatte contro il muro.
Si guardano ambedue negli occhi, increduli di ciò che è successo.
Ma quel gesto è servito a ben poco.
E il figlio continua a crescere fra notti insonni e liti continue.
Fino a che un giorno, stanco e talmente esasperato da quella situazione che pare non abbia mai un termine, decide di prendere un vecchio fucile e cerca di caricarlo con dei proiettili trovati in un cassetto.
Ma non entrano, sono troppo grandi.
Allora prende lo stesso il fucile, lo chiude e va in cucina.
Con l’ arma fra le braccia minaccia i genitori dicendogli che se non la smettevano di urlare gli avrebbe sparato.
Finalmente le loro bocche si chiudono.
Tacciono.
Il ragazzo torna nella sua camera soddisfatto, forse è riuscito a riportare la pace in quella casa.
Ma il silenzio dura ben poco.
Dalla cucina si sentono le voci dei due litiganti che riprendono a parlare, ma questa volta si coalizzano per inveire contro il figlio.
Tutto il loro odio riversato contro quel figlio.
E al ragazzo, chiuso nella sua cameretta, non resta altro che cercare di riuscire a caricare di nuovo quel dannato fucile.
Ma non per sparare ai genitori.
Ma per uccidere se stesso.
Per farla finita.
Ma i proiettili non entrano e l’unica cosa da pensare per reagire a tale angoscia è che i vigliacchi si uccidono, i coraggiosi invece continuano la loro lotta per la pace.
E vincono.