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Ottobre 2022

Editoriali

DEMOCRATURA E PSICOLOGIA DELLE DISEGUAGLIANZE

di Vincenzo NOTARANGELO 31 Ottobre 2022
Scritto da Vincenzo NOTARANGELO

A cento anni dal colpo di Stato di Mussolini con cui si abbatteva lo Stato liberale, il governo Meloni dopo aver ridisegnato alcuni ministeri in nome del “merito” approva nel suo primo cdm una norma penale contro i rave party che pare più una restrizione del diritto di manifestare.

Nelle prossime settimane toccherà ai percettori del reddito di cittadinanza ed ai migranti, poi sarà la volta dei territori con l’autonomia differenziata, delle donne con il diritto all’aborto o dei lavoratori malpagati a cui sarà negato il salario minimo.

È così che le disuguaglianze vengono create, occultate dapprima e poi accettate dai più.

Ma per esistere le disuguaglianze hanno bisogno di “miti fondativi e giustificativi”.

Questi miti poggiano su processi psico-sociali che fanno apparire come giuste le disparità in quanto legittime asimmetrie e sperequazioni legate allo status dei singoli o dei gruppi sociali.

È in particolare nei momenti di crisi economica che si verifica un aumento della conflittualità sociale con aumento di processi di emarginazione, discriminazione nei confronti degli svantaggiati. L’antisemitismo fu la reazione alla crisi economica che colpì la repubblica di Weimar, come oggi lo è il pregiudizio etnico fra coloro che attribuiscono la crisi agli immigrati o la prevenzione nei confronti degli asiatici dell’estremo oriente, avvertiti come una minaccia economica.

Ma quali sono le ragioni psicologiche e psico-sociali che finiscono per legittimare le disuguaglianze anche da parte di chi le subisce?

In genere il potere e i privilegi dei gruppi sociali elevati sono presentati come necessari ad un ordine sociale di cui godono anche i meno favoriti, i quali accettano il ruolo ritagliato per loro sia perché beneficiari dell’assistenza sia per evitare di essere marchiati come ingrati.

Naturalmente gli stereotipi ed i pregiudizi fanno la loro parte: i poveri sono sfaticati, i ricchi hanno meritato i loro averi, gli uomini comandano perché razionali e forti a differenza delle donne emotive e deboli di natura ecc. In questo contesto la “credenza del merito” quale ascensore sociale dà legittimità al sistema.

In un periodo in cui si afferma la fine delle ideologie, avremo bisogno che alla credenza del merito si sostituisse una “ideologia della giustizia sociale” che ricrei legami fra gli svantaggiati ed eviti la stupida guerra fra gli ultimi ed i penultimi della nostra società.

Abbiamo necessità di risaldare i legami sociali, valorizzare i beni comuni, riscoprire il valore della condivisione; insomma, abbiamo bisogno di una prospettiva inclusiva e riparativa delle disuguaglianze.

Tuttavia, dalle sue prime mosse, non sembra che il nuovo governo intenda perseguire tali finalità ed anzi, invocando il merito, pare rincorrere quei miti giustificativi delle disparità che fanno divampare le diseguaglianze.

L’auspicio è che non si imbocchi la strada della democratura ma prevalga la politica dell’inclusione sociale.

31 Ottobre 2022 0 Commento
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Politica

LA VITTORIA DI LULA IN BRASILE: UNO SGUARDO AL SUO SIGNIFICATO MOTIVANTE ESTESO ANCHE A NOI

di Giuseppe LUMIA 31 Ottobre 2022
Scritto da Giuseppe LUMIA

La vittoria di Lula in Brasile sta scorrendo nelle vene di tutti i Paesi del mondo.

È un evento che riguarda il destino del Brasile ma smuove anche motivazioni e progettualità di quanti sono impegnati a ripensare e riprogettare il cammino dell’umanità.

Il Brasile è un grande Paese, il quinto Stato al mondo per superficie. Con oltre 200 milioni di abitanti, è il sesto nel mondo per popolazione. Si stima che ben 30 milioni siano di origine italiana. La sua società è composta da abitanti con storie diverse, provenienze differenti e alcune minoranze discriminate, come quelle indigene. Il territorio presenta una biodiversità straordinaria, arricchita dal polmone verde della Terra: la famosa e delicata foresta amazzonica, che si estende per 3,6 milioni metri quadrati.

Il Brasile è il Paese delle grandi contraddizioni: ci sono più di 43 milioni di poveri, di cui 33 milioni hanno serie difficoltà a sfamarsi. Le disuguaglianze hanno raggiunto livelli insopportabili. Nello stesso tempo, è un Paese ricco di risorse e ai primi posti in diversi settori industriali: automobilistico, siderurgico, tessile, calzaturiero, farmaceutico, alimentare, della trasformazione, del legno e della carta. È l’economia più avanzata dell’America Latina, la seconda in America, dopo gli Stati Uniti, e la sesta al mondo.

Il compito di Lula sarà molto difficile. Quando ha governato in passato, è riuscito a ottenere buoni risultati nella lotta contro la povertà, a garantire prosperità promuovendo un virtuoso sviluppo sostenibile socialmente e ambientalmente, a dare rilievo al Brasile in America Latina e nel mondo.

Ora prende in mano un Paese ferito e diviso. L’ultrapopulista e reazionario Bolsonaro ha messo in ginocchio il Brasile, lo ha reso molto più ingiusto, isolato nel contesto internazionale; ha posto in pericolo diritti umani, sociali e civili di tutti e in particolare delle minoranze indios; ha ridimensionato il già difficile cammino democratico; ha spinto sull’orlo del baratro il futuro dell’equilibrio ecologico mondiale con la deforestazione dell’Amazzonia.

Ho visitato questo affascinante Paese per due volte: una per presentare la legge, da me promossa in Italia, sulla rete dei servizi di prevenzione e cura delle Dipendenze, l’altra per dare una mano sulla legislazione antimafia. 

Anche la storia di Lula ha il suo fascino: è un figlio del popolo che si è emancipato con il “noi” progressista, cattolico-sociale e sindacale. Nella sua vita, ha superato prove terribili: da ragazzino, in fabbrica, quando gli è saltato un dito della mano mentre lavorava ad un tornio, e addirittura da statista, quando è stato costretto ad una carcerazione di 18 mesi per una condanna ingiusta.

Adesso Lula ha davanti tre sfide da far tremare i polsi:

  1. Riprendere la lotta alla povertà con un moderno e capillare Welfare Community.
  2. Unire e pacificare una società molto divisa e dilaniata da pulsioni populiste e isolazioniste.
  • Alimentare una progettualità progressista in grado di misurarsi con le sfide della lotta alle disuguaglianze, al cambiamento climatico e alle povertà, facendo fare un salto in avanti, sul piano economico e sociale, al ceto medio e a quello più basso.

Dalla vittoria di Lula, possiamo trarre una lezione più generale anche noi, europei ed occidentali? Senza facili e illusorie semplificazioni, riconosciamo che alcuni stimoli culturali oltre che politici ci toccano da vicino.

  • Il progressismo Europeo ed Occidentale deve rigenerarsi a partire da un suo radicamento politico e sociale nei travagli del ceto medio-basso. Il populismo non si combatte con approcci elitari, spesso radical chic, ma con una capacità moderna e progettuale di dare voce e rappresentanza alla società più sofferente, con un sano e virtuoso compromesso con la parte avanzata che produce e innova.
  • La soluzione della crisi dei nostri Partiti Progressisti sta non nella leadership dell’”IO” ma nella rigenerazione del Partito “NOI”. Dobbiamo rendere i Partiti aperti e partecipativi, radicati e con una cultura di governo in grado di modificare le cose ingiuste, di aprire alle innovazioni nel welfare e nell’economia e di sostenere le nuove sfide sociali e ambientali.
  • Il contesto istituzionale dove agire politicamente non può essere il logoro, divisivo e conflittuale Stato-Nazione. Bisogna invece creare ampie realtà in grado di dare alla Globalizzazione una rigenerata governance capace di garantire pace, uguaglianza, libertà e sostenibilità ambientale. Il Brasile, con Lula, si apre agli Stati Uniti Latino-Americani. Per parte nostra, noi dovremmo avviarci verso gli Stati Uniti d’Europa. Altrettanto bisognerebbe fare in Africa, in Asia, in Oceania, ognuno per la propria parte, in modo da giungere infine agli Stati Uniti del Mondo.

C’è molto da ripensare e da riprogettare per il cammino dell’umanità. Dal Brasile di Lula ci giungono stimoli positivi per rimotivarci e impegnarci progettualmente.

31 Ottobre 2022 0 Commento
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Politica

È L’ORA DI FARE LA PACE

di Vincenzo NOTARANGELO 26 Ottobre 2022
Scritto da Vincenzo NOTARANGELO
Ammesso che ce ne fosse bisogno, il conflitto in Ucraina ha dimostrato la tragica inutilità della guerra per dirimere i conflitti fra le nazioni.  La guerra con il suo carico di morte è semplicemente distruzione e devastazione. Le paure nascoste di un passato che sembrava lontano tornano di colpo a galla. La popolazione europea corre il pericolo gravissimo di trovarsi nel corso di una guerra che espone il mondo intero al rischio di una ecatombe nucleare. Ed allora si fermino le armi e si creino le condizioni per avviare negoziati che possano condurre ad una pace stabile e duratura. Critichiamo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, ma anche di quanti hanno soffiato e soffiano sul fuoco della guerra, consapevoli che la guerra va arrestata adesso prima che sia troppo tardi. Bisogna far vincere le ragioni della pace! L’Italia, l’Unione Europea e le Nazioni Unite – ma anche la Cina seconda superpotenza mondiale – devono assumersi la responsabilità di intavolare il negoziato per fermare l’escalation e raggiungere l’immediato cessate il fuoco. La pace si fa con il nemico, per usare le parole di Papa Francesco, perciò si deve dialogare con l’altra parte al fine di ricondurla alla ragione.

Per questo sarà importante partecipare e dare forza alla manifestazione nazionale indetta a Roma per il prossimo 5 novembre e riaffermare le ragioni della pace contro la follia della guerra.

26 Ottobre 2022 0 Commento
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Cultura

LA BALENA DI PINOCCHIO: UNA STORIA DI RESPONSABILITÀ PER L’ARCHITETTURA DEL DOMANI

di Veridiana ALTIERI 25 Ottobre 2022
Scritto da Veridiana ALTIERI

Il dibattito sull’ecologia in ambito architettonico non può ridursi ad uno slogan che si logora nella retorica ambientalista.

L’edilizia punta da sempre su strutture con un potenziato ciclo di vita ma la resilienza di una costruzione non è di per sé un fattore sufficiente a decretarne la sostenibilità.

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25 Ottobre 2022 0 Commento
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Economia e Finanza

LA PANDEMIA E L’AUMENTO DELLE DISEGUAGLIANZE NEL MONDO E IN ITALIA. UNA PRIMA BREVE ANALISI

di Michele BLANCO 22 Ottobre 2022
Scritto da Michele BLANCO

Le 10 persone più ricche del mondo raddoppiano le proprie fortune, al contempo nel mondo si stima che oltre 163 milioni di persone si   sono aggiunte ai poveri. Anche in Italia il Covid ha accelerato il fenomeno, per altro già in atto: nel 2020 si contano un milione di poveri in più. I dati, molto scrupolosi, dell’analisi Oxfam sono stati diffusi in occasione del World Economic Forum di Davos.  

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Politica

NEL PO 2022 -2024 PRESENTATO DA TOMA NON C’E’ UNA SOLA IDEA

di Pino D'ERMINIO 22 Ottobre 2022
Scritto da Pino D'ERMINIO

Il presidente-della Giunta regionale, nonché commissario ad acta del servizio sanitario regionale (SSR) dal 5 agosto 2021, ha finalmente emanato il Programma operativo (PO) 2022-2024 della sanità pubblica molisana, inviato ai ministeri dell’economia e finanza e della salute per il placet. Toma ha impiegato oltre un anno per elaborarlo, ma l’esito è del tutto deludente.

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Salute

LA GESTIONE DEL PERSONALE DEL SERVIZIO SANITARIO DEL MOLISE SECONDO IL PO 2022-2024

di Pino D'ERMINIO 13 Ottobre 2022
Scritto da Pino D'ERMINIO

L’aspetto di gran lunga più problematico della sanità pubblica molisana è la carenza di personale in tutti i comparti – sanitario, tecnico, amministrativo – carenza particolarmente grave per quanto concerne i medici. Il PO 2022-2024, appena licenziato dal presidente-commissario Toma ed inviato al Governo per l’approvazione, dedica al personale il capitolo 10, intitolato “Governance del Personale”. “Governance” e non l’italiano gestione od anche governo. “Personale” con la maiuscola, secondo la regola di titolazione dell’inglese. È sconfortante che si usino a sproposito parole e costrutti dell’inglese, come se l’italiano fosse una lingua meno qualificante. Il capitolo consta di 10 pagine, all’interno di un documento che di pagine ne conta 199. Già questo la dice lunga sull’importanza attribuita dal documento alla carenza di personale.

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13 Ottobre 2022 0 Commento
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Sociale

TEMPI MODERNI: I CICLOFATTORINI NON LAVORATORI MA SCHIAVI

di Marco MADDALENA 7 Ottobre 2022
Scritto da Marco MADDALENA

Ucciso da un auto mentre consegna pizze e panini in bici e “l’algoritmo” non fa nemmeno le condoglianze alla famiglia ma lo licenza (sic!)

Sebastian Galassi, 26 anni, è morto su una bici perché investito da un auto mentre lavorava.

Usava la bici per lavoro ma non era un ciclista professionista che si allenava per il Giro o per il Tour, era un “rider” per Glovo, perché “ciclofattorino” suona male, vuoi mettere quando fai il fico con gli amici invitati a cena ed esclami tra poco arriva il “rider con il sushi, tutto a casa, tutto grazie all’APP”.

Magari quella bici era pure una bici di fortuna e forse Sebastian non amava nemmeno tanto pedalare, ma con quella bici probabilmente riusciva ad alzare un piccolo reddito saltuario consegnando pizze e panini a clienti “attenti” alla temperatura degli alimenti e ai tempi di consegna per “alimentare” le recensioni di un algoritmo che non perdona “disservizi o ritardi”, tanto da licenziarti anche da morto.

Mauro Biani ha dedicato a questo terribile fatto di cronaca una vignetta in cui si vede un novello Charlie Chaplin che, indossato il borsone dei cliclofattorini, è intendo a riaggiustare gli ingranaggi di una bicicletta come farebbe in “Tempi Moderni”.  L’illustrazione a mio avviso riesce a rappresentare molto bene la nuova “catena di montaggio”, che non ha più un luogo fisso ma tanti luoghi geolocalizzati da un algoritmo, da raggiungere con una bici secondo tempi scanditi sempre dell’algoritmo.

Non è la bici che stanca o fa morire i ciclofattorini ma sono i ritmi insostenibili imposti dagli algoritmi e i rischi legati alla mancata sicurezza stradale.

La bici in una situazione così, di vero e proprio “caporalato”, diviene una compagna di lavoro e come per anni la falce e il martello nella società italiana hanno rappresentato il simbolo della lotta dei lavoratori, oggi, allo stesso modo è la bici il simbolo del riscatto sociale ed ecologico dei tanti “invisibili” sul lavoro.

La legislazione sul lavoro per i ciclofattorini è figlia non solo di confusione, ma di un caporalato moderno, perché non è solo nei campi che trovi il “caporale” che ti sfrutta e ti controlla, oggi esiste un “caporale” nel nostro telefono che mentre consegni pizze e panini ti geolocalizza, segna i tuoi tempi e ti spinge a pedalare più forte non per un “premio” ma per qualche spicciolo e se hai un problema sei fuori e se hai un incidente o muori non sei più un lavoratore sei un autonomo e quindi non ti sei ferito o hai perso la tua vita mentre lavoravi per consegnare una maledetta pizza… non sei un lavoratore subordinato ma uno “schiavo moderno”.

Mai più una pizza a casa senza un contratto di lavoro vero!

7 Ottobre 2022 0 Commento
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