TRA SFRUTTAMENTO E PRECARIETÀ: IL LAVORO CHE ANNIENTA

di Veridiana ALTIERI

Quello della cultura della legalità è un tema centrale nell’attuale dibattito pubblico e politico e si riconnette direttamente ai referendum sul lavoro in materia di prestazioni occasionali e accessorie.

C’è un mondo infatti dove si opera all’ombra di quello ufficiale. Un mondo dove si combatte ogni giorno alternandosi tra incarichi dequalificanti e mansioni pericolose; un mondo di miseria, di insicurezza economica e dove la linea tra legalità e sfruttamento è sempre più sottile.

Questo è un mondo dove non esiste dignità. Non esistono compensi straordinari, premi e forse neanche pensioni.

E’ il mondo del lavoro che disumanizza, quello di pochi diritti e tanti doveri, dove l’unica parola d’ordine è produttività.

Non si parla di una realtà lontana, di un posto sconosciuto che fa fatica ad uscire dalla sua condizione di povertà. Si parla della nostra Italia. Un’Italia dove “metter su famiglia” diventa una vera e propria lotta contro il tempo, dove far studiare i propri figli è sempre più difficile e dove spesso, per arrivare a fine mese, bisogna dividersi tra più aziende, più capi e tanti, troppi problemi che difficilmente si risolveranno soltanto con perseveranza e sacrificio.

Angelo, useremo un nome di fantasia, 37 anni di Termoli, operaio con contratto “a chiamata”, ci racconta della sua esperienza in fabbrica.

Lui, come suo padre, è un operaio d’élite nell’industria delle macchine utensili. Capace di tagliare il metallo in frazioni di millimetri, ha abilità manuali rare; la sua esperienza tuttavia non viene riconosciuta e valorizzata in un contesto dove numeri e velocità fanno da padroni e dove ogni qualifica, benchè preziosa, si annulla a favore dello svolgimento di banali azioni di routine.

Angelo, come migliaia di suoi coetanei, è al tempo del Job Act quello che potremmo definire un lavoratore “in grigio”, uno spettatore di un mercato sempre più deregolamentato e degenerato.

Fondamentale a questo proposito è l’analisi di alcuni dati raccolti dall’Ispettorato nazionale della vigilanza:

  • il numero di lavoratori irregolari è aumentato vertiginosamente negli ultimi anni con un tasso che supera ormai il 13%;
  • la più alta frequenza di lavoro irregolare è stato riscontrata nelle regioni Lombardia (n. 12.088), Lazio (n. 8.949), Campania (n. 8.315), Emilia Romagna (n. 7.470), Puglia (n. 7.424).

Un fenomeno dunque diffuso su tutto il territorio che ci porta sicuramente a riflettere sulla necessità di controlli più frequenti e di un potenziamento di tutto l’apparato ispettivo.

Tuttavia, la vulnerabilità di moltissime categorie di impiegati e operai e l’inesorabile indebolimento dei loro diritti, non può essere compreso a pieno senza capire prima che la corrosione del lavoro e del suo ruolo sociale non ha a che fare soltanto con delle violazioni amministrative e fiscali, ma anche con una questione etica, espressione di un profondo disagio del nostro popolo e della sua scarsa coesione.

Non basta dunque cambiare qualche regola, servono azioni lungimiranti, azioni tese alla creazione di percorsi condivisi da parte di tutte le comunità, iniziative volte non solo al recupero della legalità ma anche dei comportamenti.

Non si può più scegliere tra essere e dover essere nel mondo del lavoro. Dobbiamo riprenderci il futuro, quel futuro al quale eravamo destinati, la nostra vita, il nostro tempo.

La nostra dignità.

Autore

  • Veridiana ALTIERI

    Veridiana Altieri si forma come designer di moda presso l'Istituto Marangoni di Milano e approfondisce in seguito lo studio del design di prodotto e della comunicazione. Impegnata da sempre nel sociale, si interessa ai temi dello sviluppo sostenibile ed al ruolo dell'industria nell'ambito dei settori creativi e delle nuove tecnologie. In tutta la sua ricerca, dalla pittura all'ideazione e realizzazione di oggetti, centrale è l'attenzione per le stampe ed il colore. Attualmente vive e lavora in Molise.

    Veridiana ALTIERI veridianait@yahoo.it https://www.eguaglianza.it

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