ESSERE  GENITORI  SPECIALI

di Annamaria DI STASIO

Si parla molto di genitorialità intendendo con  questo termine tutto ciò che due persone affrontano  e trasmettono al proprio figlio,  dalla nascita in poi, accompagnandolo nel suo percorso di vita e contribuendo al suo sviluppo caratteriale e comportamentale.

Insomma, dovrebbe essere la massima espressione dell’Essere Umano. 

Detta così, sembrerebbe quasi facile  ma sappiamo che non lo è. Nessuno ci insegna ad essere genitori. Le cose poi si complicano nel momento in cui il piccolo ha dei problemi di salute e,  nello specifico, quando si nota da subito una disabilità. L’entusiasmo si spegne.

Nella maggioranza dei casi le famiglie battono contro il muro di gomma delle Istituzioni. Nel corso della   vita  ho incontrato diverse mamme  e diversi papà  di bambini e ragazzi con disabilità. Ho notato, in genere, la predominanza  delle  mamme  che si mostrano  iperprotettive nei confronti del/lla proprio/a figlio/a più debole  e, talvolta, persino aggressive verso chi gli/le si avvicini. Di contro,  ho riscontrato   il desiderio  di indipendenza  e la rivendicazione della propria privacy da parte  del/lla ragazzo/a. 

Per me, amare significa anche concedere  l’autonomia al figlio “speciale”, lasciandolo libero nella sua intimità di collezionare le sue esperienze esattamente come tutti.  Dinanzi agli ostacoli si rialzerà e sarà felice di averlo fatto da solo, vincendo le enormi difficoltà a cui è costretto. 

Ognuno deve essere considerato un essere umano: il disabile  deve essere aiutato sì, ma mai umiliato attraverso la pietà , lo scherno, l’impazienza, l’indifferenza. Sto parlando di dignità.

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