SE FOSSIMO PIÙ AQUILE E MENO POLLI …

di REDAZIONE

Siete mai stati all’ospedale Bambin Gesù? Io no, ma ho sentito le parole di un papà che ha portato il suo bimbo in quell’ospedale a fare una semplice visita di controllo. Egli era un po’ preoccupato per il suo figlioletto, come lo sarebbe ogni neo papà. Ma quando ha visto i bambini che erano ricoverati in quella struttura, si è reso conto di cosa fosse la vera sofferenza. Vedere un bambino malato oncologico o altri privi di arti a causa di incidenti, vedere bambini che soffrono per le tante malattie di cui noi neanche conosciamo l’esistenza, vedere tutto ciò fa male al cuore e fa riflettere.

Se i potenti della terra, coloro che decidono le sorti degli uomini, passassero un po’ del loro tempo dentro al Bambin Gesù, forse si renderebbero conto di cosa sia realmente la sofferenza che spesso loro stessi infliggono a quei bambini. Molte delle malattie di quei bambini sono la conseguenza delle male azioni dei potenti del mondo. Probabilmente se certi potenti visitassero una casa di riposo o una clinica oncologica, dove a soffrire sono vecchi e adulti, rimarrebbero impassibili al dolore. Ma difronte ad un bambino che soffre è mai possibile che costoro non provino un po’ di amore? Eppure no, non provano alcun sentimento. Altrimenti le guerre cesserebbero, l’inquinamento di cielo terra e mare cesserebbe. Se tutti noi visitassimo il Bambin Gesù, forse anche i potenti cesserebbero di esistere. Perché a renderli potenti è l’uomo qualunque, quello che si indigna guardando in tv i bambini massacrati dalle guerre ma che però non muove un dito per far si che le guerre non esistano più. Perché i primi a non provare sentimenti di amore verso gli altri siamo noi stessi, quelli che parlano male dei potenti ma che in realtà ce li abbiamo messi noi al comando. Perché a tutti fa comodo avere la pagnotta a fine mese e per ottenerla devi sottometterti.

E allora appoggi il politico ladro, perché sai che se lui ruba, di sicuro una parte ti viene anche a te.  E all’inizio è così, perché un buon politico sa come tenersi buono il pollo di turno. E allora dà a chi gli ha dato, il famoso “do ut des”. Ma il dare del politico dura ben poco. Egli vuole soprattutto ricevere. E quando dal pollo non può ricavarne più niente perché sono rimaste solo le ossa, lo butta via. Se fossimo meno polli ma più aquile, che volano libere nel cielo, forse ci sarebbero meno potenti sulla terra e meno bimbi ricoverati al Bambin Gesù.

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