Le discriminanti da cui dipende l’uscita da questa fase
Sarebbe stato necessario che i tre partiti da una parte e la rete del sociale politicizzato dall’altra fossero approdati a una serie di discriminanti, anche poche ma ben selezionate, da porre a Draghi come condizione per la sua sopravvivenza.
Politica
Perché l’impasse del governo Conte
Perché la vera debolezza del governo Conte non era Renzi ma la poca o nulla chiarezza di idee sulla qualità strategica delle scelte da compiere dei tre partiti su cui si reggeva
Il rapporto con la destra italiana
Significa questo che è giusto affidarsi a Draghi perché è lì per combattere il nemico principale, l’estrema destra?
La crisi del neoliberismo e l’alternativa sovranista
È qui che arriva la domanda che aleggia un po’ in tutto il dibattito, non solo nostrano ma globale, in corso a sinistra.
Un caro amico, che conosce Mario Draghi da molto tempo, mi ha scritto in un messaggino che il pezzo che ho pubblicato su Eguaglianza e Libertà è uno dei pochi in cui si affronta in modo equilibrato il tema dell’attuale Presidente del Consiglio: senza gli elogi stucchevoli che abbondano in giro ma senza nemmeno vederlo come l’alfiere del ritorno della destra liberista al potere.
– Qual è il senso politico dell’operazione?
Il primo referente italiano dell’operazione è stato il Presidente Mattarella, che con i suoi collaboratori aveva misurato con maggiore prontezza la consistenza dell’attacco a Conte. La ricostruzione degli avvenimenti che appare più fedele porta a dire che, una volta preso atto dei rapporti di forza, sia Zingaretti che Di Maio oltre che (per quanto obtorto collo) lo stesso Conte hanno offerto al Presidente una sponda, così che potesse convincere l’ex presidente BCE, fin lì recalcitrante, a prestarsi, a tempo determinato, a un’operazione di emergenza.
– Che ruolo ha svolto l’Europa?
La svolta europea delle ultime elezioni non è ancora stata messa a fuoco come dovrebbe, in Italia, anche per l’effetto distorsivo determinato dall’influenza di quei poteri che hanno in mano l’informazione.
Il governo Draghi ha ricevuto la fiducia del Parlamento. Non è la conclusione ma solo il primo passaggio di una crisi che è destinata a segnare un cambio di fase nella storia politica della Repubblica. È già successo per le crisi che in precedenza hanno visto il ricorso alla formula del “governo tecnico”: venivano da momenti di cesura netta e dovevano stabilire un nuovo ordine.
Nell’urgenza dei problemi, con un quadro politico inadeguato, non si può che puntare ad esercitare pressione su chi decide. Ma la seconda conclusione da trarre è che occorre compiere il massimo sforzo per ridurre la distanza tra cittadini e politica. Partendo dalla selezione dei rappresentanti, quindi dalla legge elettorale, da cui si fa di tutto per allontanare l’attenzione dei cittadini.