Una prima conclusione è che in questa situazione si arriva, al più, alla riduzione del danno, mentre è richiesta una rottura di continuità, almeno sulle sfide prioritarie, fondamentali. Sanità, ambiente, risorse (lavoro e fisco).
Politica
È necessario dunque analizzare più a fondo ciò che rappresenta questo governo, nato dalla casualità più che da sequenze rispondenti alla logica dei fatti politici, e quali prospettive può avere. E andare al cuore (di tenebra) del problema cercando di far luce nel buio che regna nel mondo dei partiti.
Il solco che si è creato tra i cittadini e la politica sta generando dinamiche sempre più lontane dalla vita reale e dalle istanze preminenti della popolazione che è in crescente difficoltà.
La memoria è importante perché le particolarità della situazione italiana hanno origine nella nostra storia recente e nei condizionamenti delle libertà fondamentali che l’hanno caratterizzata. Su cui si è operata una rimozione.
Le ragioni profonde dell’involuzione della sinistra italiana vanno cercate nella perdita della memoria storica. La nostra è una società immersa in un eterno presente, quindi incapace di immaginare un futuro alternativo. Mentre, nel mondo, si assiste a un ritorno a Marx e a Gramsci.
Il tema al centro del precedente articolo “L’Italia del dopo Trump” era la ricerca di una via di uscita dalla tenaglia sovranismo (Trumpismo)-liberismo, rimanendo ben distanti dai modelli che stanno prendendo piede nel resto del mondo, caratterizzati da pesanti limitazioni dei diritti fondamentali delle persone.
Riflessioni POST SCRIPTUM
Approfitto per anticipare una considerazione all’attenzione della carovana che si è messa in moto, sul tema decisivo delle risorse: la struttura del prelievo fiscale è l’ostacolo forse più ostico, per la dimensione globale che hanno assunto economia e finanza.
Guardandoci intorno dobbiamo prendere atto che quella ricerca in Italia è ancora molto indietro e quella realtà in formazione assai più dispersa che altrove.
Quale alternativa?
Trumpismo-sovranismo e neoliberismo non esauriscono il quadro, si è detto. Altri attori globali, non riconducibili a quei due paradigmi, stanno compiendo grand sforzi per emergere.
Donald Trump ha perso le elezioni ma vuole continuare ad essere il “comandante in capo” fino all’ultimo secondo. Dopo di che, dato il carattere del personaggio, è assai difficile fare previsioni sulle sue mosse successive. Quello che si dà per certo è che i suoi elettori, alcuni milioni in più rispetto a 4 anni fa, resteranno una spina nel fianco della nuova amministrazione e in generale dell’establishment che si prepara ad acquartierarsi nei dintorni della Casa Bianca. Se non lo farà Trump, si può stare sicuri che altri proveranno a motivare quella imponente massa di persone esercitando una opposizione incalzante e promettendo loro un pronto riscatto.